Giuliano Guazzelli, il mastino che combatteva Cosa Nostra

Quando Giuliano Guazzelli venne ucciso, nell’aprile del 1992, aveva 59 anni e appena maturato l’età pensionabile. Una famiglia a cui finalmente dedicarsi senza impegni, non fosse per il desiderio convinto di rimanere in servizio e continuare a lavorare a fianco della giustizia: toscano trapiantato in terra mafiosa, Giuliano Guazzelli era maresciallo assegnato al nucleo investigativo di Palermo, esperto del fenomeno mafioso e dei rapporti tra mafia e politica nella zona tra il capoluogo siciliano e Agrigento.
Memoria storica di Cosa Nostra grazie a quarant’anni di servizio, il maresciallo Guazzelli era soprannominato “il mastino”. Preciso e abile nelle indagini, si era soffermato nel tempo soprattutto a tenere sott’occhio la cosiddetta “Stidda”, l’organizzazione criminale parallela a Cosa Nostra molto attiva nell’agrigentino. Interessatosi poi alla strage di Porto Empedocle, Guazzelli era stato anche incaricato di indagare sulla presunta partecipazione dell’onorevole Mannino al matrimonio del figlio del boss Gerlando Caruana. Un rapporto che doveva chiarire la posizione di Mannino venne però fatto sparire.
“Il mastino” mette il naso ovunque. Scopre collegamenti, porta alla luce irregolarità. E come sempre viene notato. Non lo spaventano primi avvertimenti e intimidazioni: gli viene bruciata la macchina, ma Guazzelli non gli dà peso. O magari si, però il suo lavoro continua a farlo. E bene. Ma la mafia sa attendere i suoi nemici.
Teatro del suo assassinio è la bellezza stordente della Valle dei Templi. Giuliano Guazzelli era a bordo della sua auto sulla strada che collega Agrigento a Porto Empedocle, per tornare nella sua casa di Menfi, quando viene raggiunto e assassinato a colpi di mitra. Anni di indagini nel buio hanno poi portato all’ergastolo per sei membri di Cosa Nostra. Una medaglia d’oro al valor civile e la titolazione a suo nome del viadotto della statale che il maresciallo Guazzelli percorreva, soltanto alcuni dei tributi a ricordo e onore di una delle tante vite che della giustizia non facevano soltanto un mestiere.

Di Giusy Patera

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