Animavì, il soffio della poesia nel cinema d’animazione

La parola “Cinematografo” viene dal greco antico Kínêmata, movimenti, e Gràphein, segnare, tracciare. Così, niente come la cosiddetta “animazione” corrisponde originariamente al cinema. Una serie di segni, una sequenza di tracce grafiche messe in movimento sullo schermo. La lanterna magica è il primo strumento umano per realizzare questo movimento. Strumento che sprigiona qualcosa di fiabesco e di poetico insieme. È pensando a questa dimensione originaria del cinema che nasce in Italia il primo Festival Internazionale del Cinema d’Animazione Poetica. Si chiama “Animavì” e si svolge quest’anno dal 13 al 16 luglio, a Pergola, in provincia di Pesaro e Urbino. È alla sua seconda edizione ma ha già attirato l’attenzione dei poeti del cinema di tutto il mondo. L’ideatore-direttore artistico è anche lui uno di questi morsicati dalla poesia animata, il regista Simone Massi. “Cerchiamo di portare a Pergola – ci dice Massi – dei ‘giganti’ in un piccolo paese e in un piccolo festival. Un tentativo che facciamo in maniera scanzonata e allo stesso tempo con la consapevolezza che qualcosa di importante ce l’abbiamo anche noi: le colline, i piccoli borghi, la nostra Storia”. Il festival si svolge infatti tra quella suggestiva incastonatura geografica che è il confine tra Umbria, Toscana ed Emilia Romagna, ricca di paesaggio, storia e cultura. Un luogo ideale dove andare a respirare con gli occhi il soffio ineffabile della poesia sullo sfondo di un’antica rocca, nel giardino di Casa Godio. Affinché il soffio del Festival si manifestasse, a mescolare insieme i loro aneliti e respiri sono stati in molti, tra anonimi contadini, scrittori e attori famosi, minatori, registi e vecchi partigiani. Solo sedici le opere selezionate ma che percorrono danzando tutta la crosta terrestre e scendono nelle sue viscere per riportarne in superficie gravità e leggerezza, drammi, speranze, necessità, possibilità. Tutto nell’ordine del pensiero per immagini poetanti.

Ha assicurato la sua presenza al Festival anche un vero maestro di quest’arte cine-poetica, Georges Schwizgebel, pluripremiato autore regista svizzero, autore di cortometraggi nei quali ha sperimentato e messo a punto una sua particolare tecnica grafica e pittorica, dipingendo a mano tutti i singoli fotogramma, che appaiono così come opere d’arte in dinamica esposizione processuale. Tra le opere in concorso “Confino” di Nico Bonomo e “1000” del croato Danijel Zezelj. Il trofeo assegnato al vincitore si chiama “Bronzo Dorato”, ironico ossimoro linguistico.

di Riccardo Tavani

 

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