Una donna si è data fuoco davanti l’Inps di Torino. La disperazione della disoccupazione.

Era l’ultimo giorno di lavoro di lavoro, qualche mese fa, a gennaio. Perdere il lavoro a 46 anni è un incubo dal quale non si sa come risvegliarsi. Sei troppo vecchia per essere assunta da qualche azienda, troppo giovane per pensare ad una pensione. A 46 anni in Italia devi lavorare almeno altri vent’anni. Puoi quindi apprendere una qualsiasi altra attività e portarla avanti per quasi tutto il resto della tua vita. Le aziende, però, non ti considerano un soggetto su cui investire, su cui spendere. Una situazione paradossale che coinvolge migliaia di persone.

La donna di cui parliamo si è data fuoco davanti l’Inps di Torino, giorno 27 giugno. Era andata lì per protestare, per ottenere quei soldi che le avrebbero permesso, perso il lavoro, di poter tirare avanti, nell’attesa di recuperare gli stipendi arretrati, il tfr, continuando nella ricerca di un nuovo lavoro.

La mattina del 27 giugno, dopo aver annunciato su facebook, con toni apparentemente di sfida, che si stava recando alla sede dell’inps, per farli neri, dopo una fila e una discussione all’interno degli uffici, questa donna, che si è dovuta sentire davvero sola e disperata, ha preso dell’alcool, se lo è buttato addosso e, alla fine, si è data fuoco, trasformandosi in una vampata che le ha aggredito il torace, le braccia, il viso. Un attimo ed era un’impressionante torcia umana. Una narrazione viva e sofferente della solitudine e della disperazione.
La gente che ha assistito attonita a quanto stava accadendo, non è riuscita ad intervenire, forse spaventata da quel gesto tanto pieno di paura di vivere. Solo un giovane è riuscito a prendere un estintore, salvandola da morte certa.
La sofferenza adesso le è compagna, in un centro per ustionati ed è’ ancora sola e disoccupata. Ha ancora il pensiero su cosa farà domani. Soffre. Soffre in ogni piega della sua carne bruciata.

Il suo è stato, è, un grido di aiuto.

Se qualcuno è in grado di farlo dovrebbe  tenderle una mano per aiutarla a guarire non solo dalle tremende ustioni che, adesso, la stanno affliggendo, ma anche da quella immensa paura del domani.

di Patrizia Vindigni