Bankitalia, 88 miliardi di transazioni finanziarie sospette nel 2016

Nel 2016 si è registrata una crescita consistente nel numero di segnalazioni di operazioni di denaro sospette. A denunciarlo è, tramite la relazione annuale, l’Unità di Informazione Finanziara (Uif), vale a dire l’unità centrale nazionale istituita presso Bankitalia con funzioni di contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo.

Secondi i dati dello scorso anno, la Uif ha superato la soglia delle 100mila segnalazioni di operazioni sospette, con un aumento di +23% rispetto al 2015. Le segnalazioni che riguardano le transazioni eseguite equivalgono ad un ammontare di circa 88 miliardi di euro, inferiori rispetto ai 97 miliardi del anno precedente. Però, andando a sommare alle transazioni effettive quelle solo tentate, si arriva a 154 miliardi di euro, a fronte di 114 miliardi del 2015.

Le segnalazioni riguardano, quasi totalmente, sospetti di riciclaggio. Il trend di forte crescita negli ultimi anni è dovuto alla cosiddetta voluntary disclosure, ovvero la procedura di collaborazione volontaria per far emergere capitali detenuti illegalmente all’estero. Difatti, il 21% delle segnalazioni è da ricollegare a tale fenomeno. Tra gli stati esteri più ricorrenti troviamo: Svizzera, Principato di Monaco e San Marino.

Oltre alle operazioni di riciclaggio, nel 2016 si è assistito ad importante un aumento delle segnalazioni sul finanziamento del terrorismo che rispecchia la crescita della minaccia terroristica. Il numero effettivo di segnalazioni arriva a 741 casi.

Infine, la relazione riporta 11 casi di operazioni sospette di finanziamento di programmi di proliferazione di armi di distruzioni di massa. Cifra relativamente bassa ma comunque allarmante per il significato.

Analizzando i dati sulla distribuzione geografica viene fuori un quadro di grande eterogeneità. La Lombardia è nettamente la regione che apporta il maggior contributo segnaletico.

L’impiego di contante, che può essere considerato in parte un indice di condotte illecite, esprime elevate differenze territoriali. Si passa da un incidenza del contante sul totale delle operazioni inferiore al 4% in alcune regioni del Centro- Nord a percentuali che arrivano fino al 13% al Sud e nelle isole.

La relazione, infine, non risparmia critiche. Punta il dito sulle differenze tra i vari sistemi nazionali e sulle strategie opportunistiche di alcune giurisdizioni che non adottano sistemi di antiriciclaggio efficienti, permettendo l’utilizzo di veicoli societari volti a celare l’effettiva disponibilità economica. Queste debolezze, inoltre, non agevolano l’utilizzo di cosiddette black list per combattere i paradisi fiscali.

Il fallimento di coordinazione a livello globale è evidente. Il caso “Panama Papers”, venuto fuori nell’aprile 2016, sulle società offshore costituite per tenere nell’anonimato i proprietari effettivi, è stato in tal senso un esempio estremamente chiaro.

di Pierfrancesco Zinilli

Print Friendly, PDF & Email