‘Ndrangheta: operazione “Mandamento Jonico”

La mattina del 4 luglio in Calabria è scattata l’operazione anti-’ndrangheta denominata “Mandamento Jonico”. I più di 1000 carabinieri del ROS e della Provincia di Reggio Calabria coinvolti hanno arrestato 116 persone, mentre altre 291 risultano indagate. I reati contestati comprendono estorsione, porto e detenzione illegale di armi, truffa ed altri, per un numero complessivo di circa 140. Dei 116 arrestati, in 28 nella prima settimana dall’arresto hanno lasciato le carceri dove erano reclusi dal 4 luglio. Alcuni hanno beneficiato di una misura attenuata di restrizione della libertà, come gli arresti domiciliari, altri sono stati rimessi in libertà per mancanza di gravi indizi di colpevolezza o per insussistenza del quadro indiziario. In generale però la stragrande maggioranza degli arrestati è rimasta in carcere.

Il Mandamento, lo Jonico, da cui il nome dell’operazione, e a cui si aggiungono il Mandamento Tirrenico e quello Città, è una sovrastruttura territoriale della ‘ndrangheta che si pone come organo di raccordo tra il Crimine, al vertice, e le locali, subordinate. Il Mandamento Jonico, i cui clan sono localizzati in 90 chilometri di costa tra il Reggino e la Locride, risulta essere il più importante dei tre ed è ritenuto il punto di riferimento di tutte le articolazioni extraregionali, nazionali ed estere della ‘ndrangheta. Le indagini hanno consentito non solo di individuare gerarchie e organigrammi di 23 cosche comprese nel Mandamento Jonico, ma anche di individuare nuove cariche e strutture di cui la ‘ndrangheta si è dotata negli ultimi anni.

Oltre alle ramificazioni del Mandamento nel tessuto economico e politico della zona, è stata scoperta l’esistenza anche di veri e propri tribunali ‘ndranghetisti che hanno il compito di giudicare gli affiliati accusati di aver violato le regole. Questi tribunali sarebbero divisi in tre livelli: Consiglio Locale, Consiglio direttivo generale e Provincia. La sentenza, inappellabile, può prevedere anche la pena di morte.

di Giulia Montefiore