TRUMP CONDANNA I RAZZISTI. ANZI NO

“Io li odio i nazisti dell’Illinois”, proferiva John Belushi a Dan Aykroid. E via d’acceleratore contro la parata in uniforme dei nostalgici di Hitler per falciarli in massa con la gloriosa Bluesmobile. Trump invece non è stato così deciso nei confronti dei suprematisti bianchi dopo gli scontri di Charlottesville. Non li condanno. Anzi sì. Anzi no. Prima il silenzio dopo che il 12 agosto l’auto guidata dall’estremista di destra James Alex Fields si è lanciata contro la folla riunita in un corteo antirazzista uccidendo una donna e ferendo 30 persone; poi la condanna dell’ alt-right; poi la successiva ritrattazione. Le titubanze del tycoon reinventatosi presidente mostrano la sua pochezza politica, istituzionale, comunicativa, nonchè la sua scarsissima – per non dire nulla – conoscenza di una questione che lacera gli Stati Uniti da quando sono nati. Quell’odio atavico che affonda le radici nella guerra civile e che ancora oggi cova sotto la cenere di una paese contradditorio al punto da essersi dato per otto anni un presidente di colore ma non aver mai risolto alla base le divisioni al proprio interno. Bianchi e neri, Nord e Sud, Stati Uniti e Stati Confederati. Quei Confederati i cui drappi campeggiano ancora oggi su case ed edifici pubblici in Virginia, Alabama, Georgia, Louisiana, e negli altri stati che sfidarono Lincoln e le sue truppe. Ora, se a Trump vai a parlare di queste cose come minimo si addormenta. Del resto, per uno impegnato a contare i dollari in cima alla sua torre dorata si tratta di quisquilie. “E’ tutta una questione di soldi, il resto è conversazione”, diceva Gordon Gekko nel mitico Wall Street di Oliver Stone. Della destra radicale Trump ha preso i voti ma di farne proprie le istanze non gliene frega niente. La cosa comporterebbe dover leggere dei libri, e lui i libri – per sua stessa ammissione – non li legge. Non ha tempo. Ma nell’ignoranza prolifera la barbarie. Se l’America avesse un presidente dichiaratamente e convintamente razzista si rivolterebbe e forse tra tre anni se ne libererebbe. Ma con Trump è più difficile, perchè segue solo l’odore del denaro e dell’opportunità politica del momento. I suoi tweet spesso si contraddicono, quando non si tramutano in gaffe, e rispecchiano la schizofrenia di un elettorato fondamentalmente senza valori, ideali, convincimenti. Sì, in questo senso lui rappresenta davvero chi lo ha votato: gioite gente, la democrazia rappresentativa non è mai stata così in salute.

di Valerio Di Marco

 

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