L’Italia che non va

(Quando la ripresa è per gli altri)

L’ultimo rapporto dell’ISTAT non lascia dubbi: anche se l’economia è in ripresa, se gli occupati risultano in crescita, se diversi indicatori economici possono essere visti come positivi, fondamentalmente quasi il 30% degli italiani è povero o a rischio di povertà, ovvero incapace di vivere al di là dell’ “oggi per oggi”. Il dato è sconcertante, se si pensi che con una simile percentuale, si mostri che quasi un terzo della popolazione italiana, sia esclusa dal benessere di un paese tra i più ricchi del mondo (…), o ne sia rischiosamente ai margini.

Tra loro, sicuramente ci sono diversi “falsi poveri”, cioè persone con la situazione reddituale contraffatta, per propri motivi fiscali di alto e basso livello; però, al di fuori di questo novero ci saranno anche “falsi non-poveri”, cioè persone che percepiscano stipendi più bassi, o che abbiano intestati beni a loro insaputa, per motivi fiscali di altri. Ma, al di là delle scremature, di situazioni che potrebbero essere anche ritenute a compensazione le une delle altre, il dato è preoccupante. L’aspetto più preoccupante è l’aumento dei Workin poor, cioè di coloro che sono poveri nonostante abbiano un lavoro: oggi non basta avere un lavoro, per potersi permettere il lusso di avere più di due paia di scarpe, per poter tenere acceso il riscaldamento ad oltranza, in caso di giornate particolarmente fredde, per potersi permettere anche solo di pagare il biglietto dell’autobus, per i propri spostamenti.

L’Italia, primo esponente del sud-Europa, per l’ennesima volta è alla testa dei grandi paesi dell’Unione, per quanto riguarda i dati negativi e, ciò che è peggio, sembra che la notizia non lasci poi l’eco che dovrebbe, data la sua reiterata ovvietà agli occhi di tutti. E questa supina accettazione nelle coscienze dei più, è la vera sconfitta della nostra società: come nel medio evo, sembra che l’esistenza dei poveri sia qualcosa da accettare quasi come segno della volontà divina.

E mentre la ripresa smuove gli indicatori economici, permettendo agli statistici di plaudire ai successi del paese, sembra che a parte il proposto “reddito di cittadinanza” proposto dal Movimento 5 Stelle (sulla cui copertura, si possono nutrire molti dubbi), o la novità del “reddito d’inclusione” varato dal Governo Gentiloni (sulla cui efficacia generale, si deve ancora avere prova), o i tanti proclami populisti privi di contenuto (con i quali il segretario della Lega o i vari destroidi, accendono i loro interventi), realmente il paese faccia poco o nulla, per coloro che rovistano nei cassonetti, che vivano ai margini della socialità, più invisibili degli invisibili, perché spesso per vergognosa dignità, cercano di mascherare il loro disagio economico, per non sentirsi da meno dei fortunati. Ancora una volta, agli ultimi più che lo Stato e la politica, ci pensano i volontari, che senza clamori, annunci o dirette televisive, preservano il senso di umanità, per cui una volta era famoso il popolo italiano.

L’Italia è sempre stato un paese a due facce, a partire dalla mai risolta questione meridionale, in cui convivano anche gomito a gomito, realtà assai differenti. Con quest’ultimo dato statistico, si può solo accertare che la cosa ora è ancor più…”certificata”…

di Mario Guido Faloci