Sedie vuote: il Natale si tinge di nostalgia

Tavola apparecchiata. Sedie vuote. Rapporti infranti. Famiglie separate. Il Natale, periodo di allegria e di rincontri, si tinge di nostalgia, di tristezza, di angoscia, di infelicità. Non esiste più la spensieratezza tipica di queste date. Non percepiamo più la gioia. Oramai non più. Il Natale non è più quella luce sempre accesa, poiché manca qualcuno, poiché tutto cambia con il passare degli anni e noi perdiamo quella meravigliosa emozione che ci invadeva da piccoli, abbandoniamo l’innocenza che ci faceva apprezzare ogni piccolo dettaglio. Anche la più piccola cosa, anche se banale, era piena di viva magia che ora il rancore e le assenze non ci permettono di vedere.

Quando si avvicinano le feste, non possiamo evitarlo, i ricordi riaffiorano nella nostra mente. Non possiamo evitarlo. Il potere evocativo del Natale ci fa notare di più le assenze. Inevitabilmente ci sono sedie vuote che corrispondono alle persone che non ci sono, persone che si sono allontanate o che sono morte. Le persone lontane, quelle che la vita ha messo su un altro cammino, quelle che hanno scelto di non esserci, quelle che si sono fatte malvolere, quelle portate via dalla morte. Quelle sedie vuote, che nessuno occupa fisicamente, in queste date ci accompagnano per trasferire la sofferenza al momento presente. Una sofferenza che era addormentata dalla quotidianità della vita. Un’afflizione provocataci dalle assenze, dal rimorso per una sedia vuota per scelta o a causa di litigi successi nel corso degli anni. L’ombra della sedia vuota ti contagia. Le sedie vuote feriscono, colmano i nostri occhi di lacrime, riempiono la nostra anima di dolore. Certo fanno male.

Queste feste, tanto attese da qualcuno, sono invece rifiutate da qualcun’ altro. Per molte persone Natale è un giorno come tanti altri, solo uno in più da far passare. Moltissimi sono tristi e spaventati dall’idea di trascorrerlo da soli, lontano dai propri affetti familiari. È la condizione di chi vive in uno stato di solitudine cronica: sono anche gli anziani rimasti soli. Un vuoto pesante anche quando la neve ricopre i tetti e il Natale bussa alla porta. Nel periodo a ridosso delle festività natalizie, purtroppo, in molti si sentono quasi oppressi da una sorta di obbligo di sentirsi felici a tutti i costi e di doverlo ostentare. Il disagio può portare queste persone a chiudersi in se stesse e a sperare fortemente che le festività passino il più velocemente possibile.

Il Natale mi sembra sempre più un teatrino dove si interpreta la stessa tragicommedia di sempre, variando di poco il copione. La corsa al regalo, anche a quello meno sentito per il parente rompiscatole o la collega antipatica, che però devono essere tenuti buoni. La pantomima dei regali scambiati e accettati spesso a denti stretti, con esibizioni di gioia spontanea. Natale arriva per propinare le solite recite. Abbuffate, regali a persone che non vedi tutto l’anno, ipocrisia, tombole,il tran tran con parenti, da chi andare, con chi stare…uno stress e, per qualcuno, tanta tristezza. Si potrebbe continuare per ore su questa falsariga.

Al di fuori di questo teatrino c’è chi è solo, non circondato da folle di parenti e amici un po’ distratti e concentrati su se stessi. Credo che ridisegnarsi una tradizione a misura dello stato di single, sia più facile a dirsi che a farsi concretamente. Qualunque cosa ci si possa inventare per rendere gioiosa la giornata del Natale o comunque di qualsiasi altra festività importante, si sentirà sempre serpeggiare nell’anima e nel cuore, un sottile rimpianto, una sorta di abbandono, una emarginazione affettiva che rende diversi da tutte le altre persone del mondo. La solitudine apparirà per quello che è: mancanza di altri che ti stiano accanto! La solitudine a Natale si soffre di più, è tra le sensazioni più tristi. Le feste sono il momento familiare per eccellenza e l’impossibilità di stare accanto ai propri cari apre la via agli effetti negativi della solitudine su corpo e mente. E c’è chi comunque fa anche l’albero, mette comunque le luci e sa che guardando albero e luci poi la tristezza e la malinconia cercheranno di prendere il sopravvento. Probabilmente queste persone stanno già immaginando quanto si sentiranno sole e tristi i giorni di festa.

Chi si ritrova ad affrontare le feste da solo, può sentirsi come l’essere più sfortunato della Terra. La cosa più importante: le feste a conti fatti, hanno una durata davvero breve. In pochi giorni, infatti, tutto tornerà alla consueta normalità. Accettare se stessi e la propria vita per quello che è, non nutrire aspettative particolari per il periodo natalizio, ma semplicemente viverlo, è forse il modo migliore per affrontare i sentimenti poco positivi che possono accompagnarsi al Natale e alla fine dell’anno.

Per un Natale che ci restituisca alle nostre misure più autenticamente umane. Auguri!

di Maria De Laurentiis

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