Rigopiano, un anno dopo: morti per una slavina o per incompetenza? Una tragedia tutta italiana

Non deve rompere il cazzo”. “Devono stare tranquilli”. “La mamma degli imbecilli è sempre incinta”.

Queste frasi, pronunciate a più riprese da diversi enti mentre una valanga travolgeva l’hotel Rigopiano, sono tristemente note a tutti. A invitare alla calma nei primi due casi sono stati dei funzionari della Provincia di Pescara, Di Blasio e il suo capo, Paolo D’Incecco, già sotto intercettazione nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione degli appalti in Abruzzo. A respingere invece qualsiasi possibilità di un pericolo per gli ospiti del resort abruzzese è stata una signora della prefettura, il cui comportamento ha provocato un ritardo nei soccorsi di un’ora e mezza.

 A distanza di un anno i rinviati a giudizio, per omicidio o per lesioni colpose, sono in totale 23. Neanche uno per ogni morto. Questo è quanto rimane oggi ai parenti delle 29 vittime che quel 18 gennaio 2017 hanno perso la vita.

Sono le 9 e mezza del mattino quando una scossa di terremoto di magnitudo 5 origina la slavina che nel pomeriggio avrebbe travolto l’hotel nel comune di Farindola. Intorno alle 17 il cuoco dell’albergo, Giampiero Parete, oggi tra i superstiti di questa terribile tragedia, lancia il primo allarme. Nonostante questo, continua la serie di rimpalli telefonici per cui questa emergenza a Rigopiano è una “burla”, “uno scherzo che va avanti da stamattina”. Qualcuno del Centro Coordinamento Soccorsi deve essersi insospettito però o forse vuole solo avere la coscienza a posto e contattata il direttore dell’albergo, Bruno Di Tommaso, che non è sul posto e nega qualsiasi crollo.

Per quando la prefettura si è attivata la turbina spazzaneve a Rigopiano si era già rotta. Per quando la slavina ha travolto lo stabile ci si era già accertati di non avere mezzi spazzaneve a disposizione per intervenire.

L’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia in seguito dichiarò: “Quattro sismi superiori a 5 di magnitudo, in sole quattro ore è un fenomeno che non si è mai visto”. E’ evidente che in una vicenda del genere la fatalità o un bieco destino hanno giocato un ruolo fondamentale, ma limitarsi a questo significherebbe sollevare troppe persone da numerose e vergognose responsabilità. Come si può non credere a tante segnalazioni di pericolo? Chi ha permesso la costruzione dell’hotel Rigopiano in pieno abusivismo? Come può una zona sismica del genere, in pieno inverno, sotto una delle peggiori nevicate della stagione non avere mezzi spazzaneve a disposizione? Eppure, oltre 365 giorni dopo, il bivio davanti il quale si trovano i familiari delle vittime vede a sinistra la fatalità e a destra l’incompetenza e la sola domanda che resta è se “si sarebbe potuto far qualcosa intervenendo prima”.

di Irene Tinero