Quei morti senza nome e senza storia
Siamo stati facili profeti quando, su Stampa critica di dicembre, ci preoccupavamo delle evitabili, ma imminenti, vittime della povertà e del freddo.
Temevamo, come è successo, che la buona volontà di volontari e associazioni non sarebbe stata sufficiente a salvare vite umane.
Oggi sgraniamo il triste rosario di donne e uomini mori assiderati da Torino a Palermo, da Verona ad Avellino, da Moncalieri a Firenze a Roma.
Donne e uomini spesso stranieri e quasi sempre senza nome. Nessuna storia da raccontare nei talk show pomeridiani, così ricchi di opinionisti e di morti ammazzati, perché un senzatetto morto di freddo non fa audience. Volti sfatti, capelli selvaggi, sorrisi sdentati non fanno tenerezza e non fanno audience.
Pensavamo però che, almeno a ridosso di queste morti, la classe politica potesse avere un sussulto e che, occasionalmente, rendesse onore al suo ruolo e alla responsabilità sociale della quale è investita. Niente di tutto ciò. Solo qualche anno fa qualche timida voce si sarebbe alzata, fosse solo per parlare di emergenza (?) o additare le colpe del Sindaco in carica. Stavolta niente.
E’ forse l’approssimarsi delle elezione che spinge tutti ad evitare di apparire come il difensore degli ultimi?
Le forze politiche che coltivano quel rancore sociale, così in crescita tra gli italiani e che li scaglia contro chi ha meno, promettono un paese immaginario, un bengodi raggiungibile grazie ad un nuovo cattivismo rivolto verso gli ultimi.
C’è anche chi teme quel rancore ma non ha il coraggio di sfidarlo e allora chiude gli occhi davanti agli esclusi e si affida anch’esso a promesse mirabolanti.
Due atteggiamenti che coprono tutto l’arco politico: la destra sovranista, i cosiddetti moderati, la sinistra nelle sue molteplici frazioni, il nuovo che avanza.
Quanto accade a Roma è emblematico e non solo per il suo ruolo di Capitale ma in quanto vetrina di un preteso nuovo modo di governare e per questo sorvegliata speciale.
Ecco, mentre un giovane uomo moriva di freddo vicino alla stazione Tiburtina, maggioranza e opposizione hanno ritenuto più importante scontrarsi su un albero di Natale, il famoso Spelacchio.
Mentre un uomo moriva, e un abete rosso seccava, l’amministrazione comunale elaborava un piano: tirar su delle tende.
Per il direttore della Caritas romana, monsignor Feroci, “a Roma si installano le tendopoli, non per le conseguenze di un terremoto o per accogliere dei profughi in fuga da una guerra. A Roma si installano delle tendopoli per non far dormire al ‘freddo’ un numero peraltro esiguo di senza dimora, dopo che nel mese di dicembre sono decedute cinque persone in strada nella totale indifferenza delle Istituzioni e senza che nessuno abbia chiesto perdono per queste morti”.
Roma – aggiunge il direttore della Caritas Feroci – si fa cogliere di sorpresa dai problemi causati dal freddo per il pericolo di assideramento per chi vive in strada, una situazione che di fatto torna ogni anno”.
Questo è lo stato delle cose. E’ triste un paese dove, a fianco dei poveri, sembrano rimasti solo i preti.
Da allora i morti in Italia sono stati
Il 3 gennaio a Verona, nei pressi di piazza Bra, Daniel Matal, un uomo armeno di 42 anni è morto di freddo.
Il 5 gennaio è stato trovato il corpo senza vita di un clochard dall’apparente età di 30enne è stato trovato ieri sera vicino alla stazione Tiburtina a Roma.
Lo stesso giorno a Rovereto, nel garage di un supermercato è morto assiderato un senzatetto di 42 anni,
In una strada del centro di Avellino è morto un cingalese colto da un malore provocato dal freddo.
Il sei gennaio un uomo di 48 anni, probabilmente polacco, è stato trovato morto nei giardini del Lungarno Santarosa a Firenze. La vittima, 48 anni, sembra di origine polacca, senza fissa dimora, sarebbe morto la notte scorsa, mentre si trovava all’addiaccio nei giardini.
Sabato 20 una donna è stata trovata morta di freddo in un capannone di Moncalieri. Lunedì 22 Adil, un trentenne, probabilmente somalo, è morto a Torino all’interno di un capanno in disuso dove giaceva malato da alcuni giorni.
Uomini e donne quasi tutti senza nome e, quindi, senza storia.
Prendiamo il caso della capitale, no solo per il ruolo che la città di Roma riveste ma in quanto vetrina di un, preteso, nuovo modo di governare. Bene, il piano di Roma prevede l’installazione di tendopoli.
di Enrico Ceci