La coperta di Palmina

Esiste una storia, lontana nel tempo, che ha per protagonista ‘na piccirridda. Era il 1980, la vigilia di Natale, in Sicilia. Mentre l’anno volgeva al termine, contando i suoi ultimi giorni, due netturbini, nella città di Palma di Montechiaro, notavano accanto a dei cassonetti qualcosa di strano, che preso ai loro occhi si rivelò per essere ‘na piccirridda. Il turbamento per quanto stavano verificando era, purtroppo, destinato a diventare subito orrore. La bambina era, infatti, una neonata, abbandonata come un rifiuto, morta. Non c’era più niente da poter fare per quello che, ormai, era solo un corpicino freddo ed inerte. Lasciata lì, da chi non l’aveva amata a sufficienza, nei nove mesi in cui era stata portata in grembo, per poterle dare una speranza di salvezza.

L’impressione fu tanta nel paese di Palma di Montechiaro e la gente volle dare un nome a quel piccolo cucciolo d’uomo, tradito già alla nascita. La piccola fu chiamata Palmina Chiaromonte e con quel nome fu sepolta.

Qualche tempo dopo si creò un’associazione che da lei prese il nome e che ancora oggi raccoglie fondi e si occupa delle bambine e delle donne maltrattate.

In questi giorni a Palma, in contemporanea con altre città, si è svolta, proprio con l’intento di sovvenzionare la raccolta, una particolare manifestazione che ha dipinto con fili colorati e lavorati la città. La Fidapa di Palma di Montechiaro con l’associazione Ad maiora di Verona hanno organizzato una particolarissima raccolta di quadrati di lana, di mille sfumature e disegni, tutti delle medesime dimensioni, 50 per 50, che donne di tutta Italia, comprese alcune detenute, hanno lavorato seguendo il loro istinto, la loro fantasia e gusto personale.

Questi quadrati, cuciti in coperte di un metro quadro, sono stati poi proposti in vendita per la raccolta dei fondi ma, prima di essere venduti, hanno ricoperto scalinate, monumenti, colorando in più punti la città di Palma di Montechiaro, nel nome di quella bambina di nome Palmina, per un aiuto a tutte le donne che nella loro vita devono affrontare grandi difficoltà e, a volte, violenze.

L’immagine di questa valanga di lavoro, che ha unito donne di tutta Italia, in un unico intreccio di fili, ha qualcosa di dolcemente suggestivo, sotto quel cielo azzurro e clemente in Sicilia, con un pensiero per quella bimba che ha conosciuto al primo respiro l’indifferenza e la violenza dell’essere umano.

di Patrizia Vindigni

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