I fattorini 4.0 e la Gig economy

Giovanni si è trasferito a Milano per studiare all’Università. Ha portato con sé la bicicletta, che per muoversi tra casa e scuola è spesso più comoda dei mezzi pubblici. Ha pensato, vivendo nella grande città, che la bicicletta può servirgli anche per guadagnare onestamente qualche euro: basta iscriversi ad una delle piattaforme come Foodora o Deliveroo, pedalare la sera per le strade di Milano portando sulla schiena un borsone termico per il trasporto di alimenti e consegnare a domicilio pizze o sushi. La piattaforma permette ad ogni iscritto di modulare il proprio impegno su misura per lasciare tempo allo studio, al riposo o allo sport e così Giovanni, suonando campanelli e consegnando pizze a pedali, è diventato un “rider”, vale a dire un fattorino moderno, ma anche un attore della Gig economy.

“La Gig economy è un lavoro freelancizzato, facilitato dalla tecnologia che ha a che fare con esigenze generazionali e sociali (…) una forma efficiente di impresa capitalistica su lavori che scontano flessibilità e intermittenza”.

La Gig economy è in sintesi l’”economia dei lavoretti”, un sistema di facchinaggio facilitato dalla tecnologia.

Come funziona?  La piattaforma tecnologica è il committente di lavoro che organizza una specie di “corsa di levrieri”, una competizione fra i ragazzi che pedalano per chi consegna l’ordinazione nel più breve tempo possibile affinchè si possano ottenere crediti rispetto alla piattaforma. Il fattorino tecnologico ha una divisa, una bicicletta, un grande cubo sulla schiena per gli alimenti, uno smartphone in tasca e un capolinea dove farsi trovare. L’algoritmo della piattaforma sceglie il fattorino-rider in base alla sua velocità media e alla sua posizione inviandogli un messaggio con i dettagli dell’ordinazione. Ricevuto il messaggio, il rider pedala seguendo Google-map; a consegna effettuata rientra al capolinea. E siccome l’App misura la velocità della consegna e stila una classifica dei fattorini migliori, il rider pedala più forte che puó tra i semafori rossi e il traffico della città. Più sarà veloce, più possibilità avrà di guadagnare.E’ un lavoretto da due soldi, quello del rider, ma che può diventare pericoloso.

Portare pizze a domicilio sembra l’impegno ideale per  uno studente che ha qualche ora libera, ma basta fare due conti per capire che la fatica del rider rende poco a lui e rende molto, ma alla piattaforma. Aziende come Foodora e Deliveroo pagano tra i cinque e i nove euro all’ora, teoricamente 1000 euro al mese, ammesso che si riesca a lavorare quaranta ore a settimana, ma pedalare 40 ore a settimana è massacrante e la domanda di pizze varia a seconda a delle ore del giorno. Per contro la piattaforma può fare dei profitti sulla somma di tante piccole prestazioni e domiciliandosi all’estero riesce a eludere l’imposizione fiscale nei paesi in cui opera. Retribuisce a cottimo e non garantisce tutele, nemmeno i requisiti minimi di sicurezza. L’ «economia dei lavoretti» si è potuta sviluppare perchè la crisi ha cresciuto le nuove generazioni con opportunità limitate e costrette a cercare opportunità di reddito a qualsiasi condizione. Non sono solo pochi studenti i nuovi fattorini 4.0. Oggi  un esercito di tremila persone ogni giorno consegna pizze e sushi a domicilio con un compenso medio che non va oltre i 17 euro. Mentre in italia il diritto del lavoro è ancora indietro rispetto a quelle che sono le nuove forme di impiego, i riders restano in attesa che l’Europa regolamenti quella Gig economy che loro, a forza di pedalate, stanno già facendo girare.

di Daniela Baroncini