Accadde il…

La battaglia di Filippi sancì la sconfitta di Bruto e Cassio. Una moneta ne ricorda un antefatto

Esattamente 2053 anni fa (3 ottobre 42 a.C.) si combatté la prima fase di una delle battaglie più famose e allo stesso tempo significative della storia romana, una di quelle che simboleggiarono gli ultimi fuochi della repubblica romana, prima del sopraggiungere della fase imperiale per opera di Ottaviano e che vide contrapporsi Bruto e Cassio da un lato e il triumvirato (Ottaviano, Lepido e Marcantonio) dall’altro: la battaglia di Filippi.

Questa era una placida città della Macedonia e pertanto rientrava nei possedimenti dei cesaricidi che, dopo l’attentato al dictator perpetuus, presero il controllo dei territori romani d’oriente, Siria e Grecia oltre che della regione sopra citata.

Lasciato Lepido in Italia, Ottaviano e Antonio mossero verso est intenzionati non solo a vendicare Cesare, ma anche a rimpadronirsi dei territori caduti in mano agli avversari.  La spedizione ebbe successo: Antonio dominò, con l’apporto di Ottaviano, le sorti dello scontro e proprio il 3 ottobre ( peraltro giorno del compleanno di Cassio) sbaragliarono, dopo un esito incerto, l’esercito nemico mettendolo in rotta e costringendo lo stesso Cassio a suicidarsi.

L’altro esercito, quello di Bruto, venne sconfitto il 23 di ottobre e a seguito di ciò il cesaricida seguì la sorte del suo amico e collega.

Un’importanza non indifferente ebbe la fase preparativa dello scontro che oltre l’ambito militare riguardava anche l’immagine che i “vendicatori” di Cesare tenevano a dare di sé alle popolazioni dei territori in mano nemica. Soprattutto Antonio fece coniare denarii d’argento che possedevano un’iconografia con riferimento a un evento che ebbe luogo poco prima della battaglia: Cassio si trovava a Rodi e per accaparrarsi ricchezze derubò il tempio del Sole lasciando intatto solo un carro, che simboleggiava appunto tale divinità.

Antonio coniò quindi monete che al rovescio rappresentavano un tempio con all’interno il busto del Sole, mostrandosi così come colui che lo avrebbe vendicato e allo stesso tempo rimproverando duramente Cassio per un gesto così riprovevole, cercando così di ingraziarsi i favori dei rodesi. Particolare di questo tipo di moneta è che il ritratto di Antonio presenta una lunga barba: aveva, infatti, promesso di non tagliarsela finché non avesse vendicato Cesare.

di Fabio Scatolini

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