Il carburante tossico dall’Europa all’Africa

Nella maggior parte dei casi, il petrolio greggio proveniente dall’Africa occidentale è un prodotto di buona qualità, quello denominato ‘petrolio dolce’ per la bassa percentuale di zolfo. I prodotti finali del greggio, ovvero i carburanti, utilizzati nella regione sono, invece, altamente nocivi e di qualità scadente. I paesi dell’Africa occidentale esportano quasi la totalità del petrolio estratto, data la mancanza di impianti di raffinazione, il che spiega il triste paradosso. A delineare questo scenario è la polizia ambientale dei Paesi Bassi che ha condotto un’indagine durata mesi ed esporrà in Parlamento i risultati del rapporto.

L’inchiesta conferma in pieno ciò che aveva già denunciato Public Eye. L’Ong svizzera aveva pubblicato nel settembre del 2016 il rapporto ‘Dirty Diesel’ che metteva in luce il funzionamento dei traffici che dall’Europa portano combustibile sulle coste africane. Proprio la geografia dei commerci chiarisce il ruolo della polizia olandese. Il 50% del carburante importato dall’Africa occidentale viene dal cosiddetto triangolo ARA, vale a dire i porti di Amsterdam, Rotterdam e Antwerp. In particolare, quello di Rotterdam è il porto di bunkeraggio più grande in Europa, il terzo nel mondo. Il bunkeraggio è l’operazione di rifornimento di combustibile a bordo delle navi.

Da giugno 2016 a maggio 2017 la polizia ambientale olandese ha ispezionato 44 petroliere con i flussi di combustibile che provenivano principalmente da Paesi Bassi, Russia e Usa. Sono state analizzate le sostanze usate per le miscele. Si è scoperto che i carburanti contengono anche quantità di zolfo 300 volte maggiori rispetto agli standard permessi in Europea e nella maggior parte dei paesi del mondo. Alte percentuali di sostanze considerate cancerogene come manganese, benzene, butene sono emerse dagli esami.

I combustibili commerciati in Africa non si conformerebbero alle regole europee. Effettivamente, dalle raffinerie viene fuori un prodotto intermedio che, attraverso un processo noto con il termine di blending, viene miscelato con altri prodotti intermedi proveniente da aziende chimiche o altre fonti. Il processo di blending viene personalizzato in base alle specifiche dei mercati di destinazione. Così viene prodotta quella che le aziende chiamano ‘qualità africana’. Niente di illegale, però. Infatti, i governi di quella regione non hanno ancora adottato leggi stringenti che garantiscano livelli accettabili di carburanti. E per aumentare i margini di profitto, di quegli standard più ampi viene fatto il massimo uso possibile. Atteggiamenti da parte delle aziende indifferenti alla responsabilità sociale le cui conseguenze si chiamano inquinamento, morti precoci, malattie respiratorie.

di Pierfrancesco Zinilli

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