Jair Bolsonaro: presidente del Brasile

Ora che i giochi sono fatti e i brasiliani hanno eletto con il 55% dei voti Jair Bolsonaro – ex militare e nostalgico della dittatura militare – a nuovo presidente, per il gigante sudamericano, per il sub continente e per l’intero pianeta si apre una fase buia e incerta.

Il Brasile è arrivato alle urne in un clima di estrema violenza. Negli ultimi due anni sono stati assassinati oltre 40, tra sindaci, ex-sindaci e consiglieri comunali. Uccisi anche 57 attivisti legati agli indios e alle lotte per la terra. Da gennaio a oggi sono aumentate del 150% le uccisioni di ragazzi neri  da parte della polizia, sono stati denunciati 60mila stupri e uccise 294 persone  lgbt.

Anche la campagna elettorale è stata funestata da un’ondata di pestaggi, di attacchi alle donne, agli indios, ai gay e agli antagonisti politici del nuovo presidente durante la campagna. Ma anche da un attentato contro Bolsonaro.

Proprio quando avrebbe bisogno di una fase di pacificazione, il paese si ritrova governato da un presidente che sostiene la tortura, insulta le donne, incita all’odio razziale, sostiene posizioni omofobe, si oppone ai diritti civili, contrasta quelli dei lavoratori, sostiene la libertà di armarsi senza restrizioni.  Tutto nel nome di Dio.

Bolsonaro si propone di distruggere lo Stato laico e di diritto in Brasile.

Decisiva, nel determinare il risultato elettorale, la mole immensa di fake news e messaggi social carichi di odio riversata su una popolazione confusa e spaventata.

Una comunicazione elettorale tesa a contrastare il candidato del Pt Fernando Haddad  pagata, come rivelato dal quotidiano Folha de São Paulo, dalle aziende legate al candidato di estrema destra Jair Bolsonaro.

Un appoggio che non sorprende visto il programma economico ultraliberista propugnato dal nuovo presidente.

Considerato il peso politico ed economico del Brasile,  l’ascesa al potere dell’estrema destra muterà le relazioni nel continente e influenzerà le politiche dei singoli stati latinoamericani.

Oltre che sugli aspetti sociali, sui diritti civili e sulle relazioni internazionali, la presidenza Bolsonero inciderà negativamente anche sul clima del pianeta.

Come mostrano gli allarmati articoli pubblicati sul New York Times e sul Washington Post, le lezioni brasiliane sono state anche un referendum sul destino dell’Amazzonia, la più grande foresta tropicale del mondo.

Il programma ambientale di Bolsonaro vuole azzerare le tutele sul polmone verde e la protezione per le comunità indigene che ci vivono. Il nuovo presidente intende ritirarsi dagli accordi di Parigi, abolire il ministero dell’ambiente e farne una costola di quello dell’agricoltura, eliminare i vincoli alla coltivazione sul territorio amazzonico.

Per tutta la sua storia, il Brasile moderno – nato nel 1889 per volontà dei militari che proclamarono la Repubblica, vietando però il voto ai neri, ai bianchi poveri e alle donne – ha visto solo 5 presidenti terminare il mandato.

Ancora una volta la fragile democrazia, sempre sotto la minaccia di latifondisti e colonnelli, è stata costretta a cedere.

di Enrico Ceci

 

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