Il rottamatore

CamillieriDevo ammetterlo, Renzi è stato di parola. Quando, nel lontano agosto del 2010, lanciò la sua campagna pubblicitaria per un PD dal volto nuovo, tutti accolsero l’iniziativa con un entusiasmo senza pari. Uno dei nuovi volti del PD, messo lì per portare un’aria di novità, era quello di Pippo Civati. Pochi capirono però, il senso profondo della rivoluzione renziana: quelli da rottamare, in realtà, non erano i dirigenti della vecchia politica ma gli elettori della sinistra.
Pochi politici sono stati in grado di mantenere delle promesse elettorali, Renzi trovò la formula giusta e senza mentire.
Ne sa qualcosa Enrico Letta, ne sanno qualcosa Prodi, d’Alema e lo stesso Civati, portatore sano di novità e chiarezza di idee, che finì per rottamare se stesso durante un accesso di zelo.
Nel frattempo, in questi anni, il PD ha portato avanti un programma sistematico di destrutturazione della sinistra, abbandonando la lotta di classe, sfanculando l’articolo 18 tanto caro al movimento operaio e sindacale, aiutando le banche, prendendo accordi con Berlusconi e Verdini, personaggi di chiara onestà e spiccata morale, nonché ferventi comunisti.
Inevitabilmente i sondaggi mostrano un PD in caduta libera, qualcuno ha cominciato a sentire puzza di cadavere e prova a cavalcare l’onda attaccando Renzi, che però adesso è più forte che mai, spalleggiato da forze di centro e di destra. Non dimentichiamo il buon Alfano che conta, per il suo partito, meno voti che raccomandazioni ma che ha ancora forti influenze in certe zone del sud, per motivi imperscrutabili. Non dimentichiamo Verdini, non dimentichiamo nemmeno Berlusconi che con le campagne dei suoi organi mediatici aveva fatto piegare persino la Lega di Bossi al suo volere ma nulla, stranamente, ha fatto contro questo PD amico. Mai prima d’ora, si era visto un asservimento tanto trasversale degli organi di informazione, qualche motivo ci sarà. Il Giornale, Libero, si limitano a qualche spallatina ogni tanto, Repubblica non la nominiamo nemmeno e l’Unità ha visto, persino, una delle sue matite storiche, Staino, asservirsi al più becero renzismo; non parliamo della televisione dove poche reti e pochi personaggi appaiono offrire un punto di vista critico e oggettivo verso il governo.
Nel frattempo, altri pezzi vanno perdendosi. A dimostrazione della deriva destroide di questo PD, all’indomani dell’elezione della Appendino è partita la polemica per la scelta della neo sindaca, di nominare un ex membro dell’Arcigay come assessore alle politiche familiari. Un partito di sinistra nel migliore dei casi starebbe zitto, nel peggiore, rischierebbe di far fuori la frangia cattolica e farebbe un bell’applauso alla siluratrice di Fassino ma questo PD è quello della rottamazione, per cui è il caso di cestinare anche i bei valori e principi che dovrebbero essere cavalcati dalla sinistra. E così partono le polemiche per la scelta di mettere sullo stesso piano quelle sporche famiglie di omosessuali con una sana e vitale famiglia cattolica ed etero, arrivano le spaccature ed il PD fa la figura di una Lega qualsiasi. Renzi, ovviamente, dorme. Come all’indomani del trionfo pentastellato, scrive stupidate su Twitter su tutt’altri argomenti. Diserta le questioni spinose, cavalca quelle populiste e facili, regala perle di commovente dolore; come quando dichiara di non avere nemmeno il tempo per vedere suo figlio.
La cosa mi ha tanto colpito che sono andato dai miei figli, li ho abbracciati ed ho detto loro: “non vi preoccupate, non sarò mai come Renzi. Mai”.
Nel frattempo, in quel di Pavia, il PD ha rottamato persino i record di Forza Italia che aveva collezionato il 90% dei reati previsti dal codice Penale, annoverando truffa, peculato, corruzione, associazione a delinquere di stampo mafioso, evasione e tanto altro, ma non riuscendo ancora ad aggiudicarsi l’abigeato e la pedofilia. Ecco, grazie all’ex segretario Ricci che pare abbia abusato di una tredicenne, adesso manca solo il furto di bestiame ma confidiamo nel tempo. Per cronaca, Ricci era uno di quelli che si era imbavagliato chiedendo le dimissioni di Berlusconi dopo il caso Ruby. Tanto per dire a che livello di rottamazione siamo arrivati.

di Marco Camillieri

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