Report, le ombre dello Juventus Stadium

“Dobbiamo rimboccarci le maniche tutti: politici, forze dell’ordine, dirigenti del calcio e anche noi giornalisti che abbiamo privilegiato in questi anni il racconto dell’epica o della tragedia sportiva, meno quello del fango”. A parlare è Sigfrido Ranucci, al termine dell’inchiesta condotta da Report, programma in onda su Rai Tre, sulla tifoseria e gli ambienti dirigenziali della Juventus. “Se vogliamo continuare a raccontare il calcio, altrimenti rischieremo di raccontare un calcio dove neanche più l’erba è vera, la dipingono di verde per non rovinare lo spettacolo”.
Il fango, questa volta, si annida dove meno te lo aspetteresti. C’è un mondo opaco, ombroso, dietro i successi della più grande squadra del calcio italiano. Una fitta trama di interessi e rapporti, amicizie e paure, che se fossimo stati a Roma avremmo potuto chiamare tranquillamente una Suburra. Invece no, siamo a Torino, siamo alle porte di quello Juventus Stadium osannato da economisti ed esperti, siamo alle spalle di Cristiano Ronaldo, il brand vivente arrivato in bianconero per oltre 100 milioni di euro.
Il suo atterraggio, da extraterrestre, nella Serie A ha creato un’onda anomala di soldi. Diritti di immagine, sponsorizzazioni, diritti tv. Ma soprattutto rincaro dei biglietti. Ovunque si paga doppio, addirittura triplo, per ammirare dal vivo CR7. A Chievo, prima trasferta stagionale di quest’anno, i settori popolari hanno registrato un aumento del 66%, passando da 30 a 50€. Ad Udine il record, con le curve a 60€, +200% rispetto alla passata stagione. Per la prossima partita dei bianconeri, in casa contro il Cagliari, il posto più economico si vende a 40€, +30% rispetto allo scorso anno, per arrivare a quello più caro, con i 130€ della Tribuna Est Centrale.
Una valanga di soldi che, come messo in luce dal servizio di Report, finisce in buona parte nelle casse dei gruppi organizzati del tifo juventino e, di conseguenza, in tasche mafiose. Gruppi ultras come i Drughi, i Viking, il Nucleo 1985, padroni del bagarinaggio, con inquietanti rapporti privilegiati con la dirigenza bianconera. “Il business c’è. Trenta, quaranta, venticinque mila euro. Io mi sono comprato due case, mi sono comprato un panificio. Io non lo nego, perché non è un reato che io ho fatto”. A parlare è Andrea Puntorno, leader del gruppo Bravi Ragazzi, 41 anni, vicino alla ndrina de Li Vecchi e uomo di fiducia del clan calabrese dei Macrì. “Vabbè i biglietti lo sapete da dove arrivano! Non è che te lo devo dire io… – risponde al giornalista Federico Ruffo – la Juve ha sempre dato quote di biglietti agli ultras”.
Un giro d’affari che frutta ai clan almeno 1 milione di euro l’anno. E si fa a gara per entrare nel giro. Personaggio di spicco in tutto questo è Rocco Dominello, figlio di Saverio, leader della cosca Pesce Bellocchio di Rosarno. Il suo gruppo, “I Gobbi”, è nato da poco ma ha i canali giusti. Cene con i giocatori, gite in barca con Lapo, messaggi diretti con Beppe Marotta, ex dirigente juventino. Contatti, soprattutto, con Raffaello Bucci. Ex capo ultras, gestiva il bagarinaggio e quindi le finanze del gruppo più importante: i Drughi. Nel 2015 viene addirittura assunto dalla Juve come Vice Supporter Liason Officer, per curare i rapporti tra società, tifosi e forze dell’ordine. Il 6 luglio 2016 viene ascoltato dai magistrati nelle indagini sui rapporti tra società e ‘ndrangheta. Il giorno dopo il suo corpo viene ritrovato ai piedi della bretella autostradale di Fossano, sulla Torino Savona. Caduto nel vuoto dopo un salto di oltre 30 metri. Un suicidio, pensano tutti, ma dalla macchina dalla quale si getta mancano oggetti personali e cellulare. Ricompariranno dopo, misteriosamente. Appena il tempo di ripulirli.
Il fascicolo legato alla sua morte è stato riaperto, perché nessuno crede al suicidio. Forse servirà passare anche di qui per capire meglio i rapporti tra dirigenza della Juventus e clan mafiosi. E per asciugare il fango.

di Lamberto Rinaldi

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