I bambini soldato

Tanti troppo bambini sono attualmente impegnati in conflitti sparsi per il mondo. Bambini che invece di stringere un giocattolo tra le mani stringono una pistola o un fucile. Vestiti con stracci militari hanno proiettili come collane e pugnali al posto dei libri.

Negli ultimi dieci anni sono stati centinaia di migliaia quelli che hanno imbracciato le armi, alcuni con eserciti governativi altri in gruppi armati di opposte fazioni, e la maggioranza di loro hanno tra i 15 e i 18 anni ma vengono reclutati anche a 10 anni, anzi negli ultimi tempi si è visto un tendenziale abbassamento di età. Il rischio è che molti bambini vengono sottratti alle loro famiglie per farli combattere prima ancora di diventare adolescenti.

Il fronte più caldo lo si ha in Africa in cui si parla di circa 120.000 soldati che hanno meno di 18 anni. Anche in Asia, America e Europa inquadrano nei propri eserciti o gruppi armati i minori.

È documentato che sono tanti i conflitti armati in cui sono impiegati bambini dai 10 ai 16 anni. Alcuni come soldati veri e propri altri come porta munizioni, vettovaglie e servizi vari. Quello che fa veramente orrore è che in molti paesi essi vengono inquadrati nelle forze armate regolari. Ciò nonostante vengono trattati brutalmente al pari delle opposte fazioni armate irregolari. Esposti ai pericoli delle sanguinose battaglie, puniti per i loro errori. Molti di loro stremati disertano. Chi viene riacciuffato oltre ad essere punito in modo orrendo rischia anche un’esecuzione sommaria.

Tra le file di questi adolescenti, guerrieri per forza, si possono trovare anche delle bambine sebbene in misura minore, oltre ai pericoli della guerra esse sono esposte anche a stupri e violenze sessuali. È risaputo che l’Etiopia usa nelle proprie file militari di opposizione il 25-30% di ragazze/bambine.

La storia è piena di esempi di fanciulli strappati alla pubertà e impiegati in battaglia. La Germania nazista alla fine della guerra a corto di soldati iniziò a reclutare bambini.

Il continuo svilupparsi delle armi rendendole più facili all’utilizzo per dimensioni e peso, ha facilitato l’utilizzo di “manodopera infantile”, a costo zero.

Chi si arruola volontario lo fa per fame, per sopravvivere e soprattutto ha il bisogno di essere protetto nei lunghi e sanguinosi conflitti. In Congo nel 1997 è stato sufficiente un annuncio di reclutamento trasmesso dalla radio per far arruolare da 4.000 ai 5.000 ragazzini la maggior parte di loro erano di bassissima estrazione sociale. Altro e non secondario motivo del loro arruolamento è la voglia di vendetta. Vendicarsi delle violenze subite personalmente o fatte ai loro familiari.

Coloro che sopravvivono ai conflitti e non sono stati feriti o mutilati hanno subito conseguenze comunque gravi nel fisico, per denutrizione e malattie, nella psiche per aver visto atrocità e per aver subito maltrattamenti. Le ferite psicologie sono le peggiori. Mutilano l’anima, graffiano la mente, scavano nell’io facendo riemergere ogni giorno, ogni notte i momenti orrendi di cui sono stati testimoni. È ovvio che la difficoltà di inserirsi nuovamente in famiglia e nel tessuto sociale, come la scuola ad esempio, è enorme. Il loro stato psicologico alterato può portare a situazioni di tensione che rischiano, con la perdita di autocontrollo, di atti di violenza contro chiunque.

La convenzione n. 138 delle Nazioni Unite stabilisce che l’età minima per arruolare soldati corrisponde a 18 anni. Ma le convenzioni in guerra quasi sempre vengono disattese e allora l’età la stabilisce chi li recluta e anche se anagraficamente sono bambini è sufficiente che abbiano il fisico per imbracciare un’arma che subito diventano soldati al pari degli adulti. Tenera carne che invece di crescere secondo natura innaturalmente muore nei tanti teatri di guerra sparsi sulla terra.

di Fabio Scatolini

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