Webeti 2.04

“È stato un nostro difetto non potenziare i social nella scorsa campagna elettorale: è indispensabile essere presenti sui social. Ora abbiamo dato il via ad un’operazione di presenza che speriamo dia i suoi frutti.” (Silvio Berlusconi)

A 82 anni suonati, Berlusconi – da re della comunicazione qual è – ha capito il segreto del successo di Salvini e Di Maio. E se lui lo ha capito a 82, prima che si sveglino Renzi e gli altri del PD, ce ne vorranno almeno altri 82. Ma non disperiamo.

Di Maio, o meglio la Casaleggio Associati, ha speso ben 670.000€ all’anno per la comunicazione. Se date un’occhiata al suo profilo, vi chiederete a che serve pagare fior di soldi per far postare all’avatar di Giggino una foto del suo smartphone rotto con la didascalia “Ops! Questo con il buon vecchio 3310 non sarebbe mai successo… Voi ce l’avevate?” con tanto di emoticon sorridenti. Chissà se avrebbe riso così quando lo pagavano per vendere panini allo stadio e non c’erano dei fessi a comprargli un nuovo cellulare.

La risposta a questa domanda l’ha data lo stesso Berlusconi, parlando di presenzasui social non di politica. Non occorre far politica, per prendere voti.  O almeno, non serve solo quella. Se date una scorsa al profilo di Salvini, noterete che in mezzo ai tanti post razzisti e populisti, ce ne sono parecchi con lui che mangia panini, beve vino e si limita a mostrarsi nelle attività quotidiane che lo coinvolgono di più (ergo: non quella di stare in Parlamento, ndr). E ogni volta che qualcuno condivide questi post, anche solo per prenderli in giro, il contatore sale e i social media manager dormono sonni sereni.

Il problema è che pubblicare stronzate sui social non è una scienza esatta e per quanto Giggino e Matteo siano bravi, i passi falsi sono dietro l’angolo. Immaginate che faccia devono aver fatto nello staff del leader di Pontida, quando hanno scoperto che malgrado la crescita di follower – tra i quali si attesta il sottoscritto, tanto per dire che tale numero non è indicativo di consenso quanto magari solo di interesse verso un personaggio – sono diminuite le interazioni di oltre il 50%. Altro dato incrociato da non sottovalutare, a interagire di meno sono proprio i follower del Capitano. Tradotto: molti leggono i suoi post ma non li reputano abbastanza interessanti da essere condivisi o commentati. Il motivo? Facile da capire. Fin quando la Lega era all’opposizione, i post contro gli immigrati cattivi e l’Europa autoritaria erano percepiti come un fattore che accomunava il partito ai suoi elettori, oggi Salvini non può continuare a lamentarsi, perché è lui che dovrebbe risolvere il problema, diventa pubblicità negativa. E questo spiega perché preferisca pubblicare foto mentre mangia tramezzini e post provocatori che strizzano l’occhio al fascismo, ha bisogno di distrarre i suoi elettori dal vuoto di iniziative che connota il suo Governo e dall’assenza di risultati.

Detto in due parole: il giochino si è rotto. Godiamoci lo spettacolo.

di Marco Camillieri

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