Meditazione dinamica

“Perché, in generale, la gente si arrampica sulle montagne? Che cosa ci trova? Che cosa ottiene? L’esperienza è già stata fatta migliaia di altre volte. Il gelo, il vento, la fame, la mancanza di ossigeno, la solitudine che grava sullo stato mentale: tutto questo attende l’ardito che si arrischia nei territori dell’ignoto. Solo un pazzo può ritenersi ricompensato del discutibile piacere di ammirare il panorama circostante dei vicini giganti, nudi e deserti.”

Denis Urubko – Colpevole d’Alpinismo

Un giorno toccò a me riscoprire quella genuina follia. Per la prima volta in vita mia l’incanto di un rumore mi avvolse ovattando tutto il mondo fuori e dentro me. Rapito dalla ridondante melodia di ogni passo ben assestato nel terreno cercavo di coglierne ogni minima variazione sinfonica. Tutto in un momento mi fu chiaro. Il mio sforzo di evadere dalle quattro mura di un’attività indoor da anni compagna fedele della stagione invernale, era appena stato ricompensato in modo del tutto inaspettato. Un’emozione non è tangibile. Sempre sfuggente, effimera, arriva all’improvviso, ti colpisce e si allontana come la più subdola raffica di gelido vento a quota tremila e oltre. Eppure stavolta fu diverso. Il mio avido “Io” pragmatico fu saziato da quel suono limpido, concreto, presente.

Fu quello il primo giorno in cui provai l’esperienza del rampone. Fu quello il primo giorno in cui feci conoscenza e appresi della forza e tenacia con cui si è capaci di restare aggrappati in stretta simbiosi alla lastra ghiacciata di uno strato di firm levigato e compattato dalle correnti nordiche: un morso gelido con denti aguzzi di grande squalo bianco.

Le domande di Denis Urubko, icona russa nel panorama alpinistico mondiale, scalatore in solitaria dei 14 ottomila, senza ossigeno e perfino durante la proibitiva stagione invernale, restano senza risposta univoca.

Ogni scalatore, principiante o professionista, lascia a valle qualcosa di sé per riscoprire qualcosa sé allegerendosi dei propri personali fardelli durante l’ascesa. Riuscire nella rarefazione  dei pensieri per ridare giusto  peso  alle priorità del cuore è l’impresa più ardita. Attraverso questa personale forma di meditazione dinamica attribuisco in parte valore ai miei perché.

di Riccardo Battista

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