Il golpe occidentale alla Repubblica Bolivariana

La storia delle manovre degli Stati Uniti nel rovesciare i governi di sinistra in America Latina è lunga e devastante. Quello che sta succedendo in questo momento in Venezuela si va ad aggiungere alla lunga lista delle prepotenze che gli USA compiono nei confronti di quei paesi possessori di petrolio. Ma analizziamo gli eventi di questi giorni. Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni radicali alla compagnia petrolifera statale venezuelana, una mossa che ha come obiettivo quello di spingere il presidente venezuelano Nicolas Maduro a cedere il potere all’opposizione nel paese. In risposta alla mossa degli Stati Uniti, Maduro ha definito le sanzioni “criminali” e accusato Washington di aver derubato i venezuelani delle ricchezze petrolifere. Il presidente venezuelano ha accusato gli Stati Uniti e gli altri paesi filo americani di intraprendere una “guerra economica” per togliergli la guida del paese. I paesi neoliberisti dell’America Latina, come il Brasile, e dell’Europa, tra cui l’Italia, hanno dato a Maduro un ultimatum: se non indice elezioni “democratiche” in breve tempo, verrà riconosciuto Guaidó come presidente. Juan Guaidó è un giovane dinamico appartenente al partito Volontà Popolare, forte oppositore di Chávez prima e di Maduro poi. Guaidó ha deciso, grazie all’appoggio degli USA, di dichiararsi presidente e di scalzare una volta per tutte “l’usurpatore” Maduro. La decisione degli Stati Uniti e degli altri paesi di riconoscere Guaidò come leader del Venezuela invece di Maduro, avviene dopo le elezioni ampiamente boicottate da molti governi stranieri perché frutto di brogli. In questo contesto Russia, Cina e Turchia sono arrivate alla difesa di Maduro.

Ma se analizziamo bene i fatti, nel paese è in corso un golpe istituzionale organizzato dagli Stati Uniti. Un golpe basato su una pericolosa simulazione imposta e con la complicità della cosiddetta “comunità internazionale”. Ma perché è un golpe? È vero che il governo di Maduro ha devastato l’economia del paese. È vero che nel paese c’è un alto tasso di criminalità e di corruzione statale, ed è vero che la conseguenza di tutto questo ha portato ad un esodo verso l’estero di un gran numero di venezuelani. Ma sono i venezuelani a dover risolvere il problema, non gli stranieri e men che meno gli Stati Uniti d’America. Come nelle precedenti aggressioni portate avanti dagli Stati Uniti, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, vengono costruite e diffuse grossolane simulazioni, pretesti che rispondono sempre ad uno stesso comun denominatore, il petrolio, il denaro, il potere. Oggi tocca al Venezuela, ieri è successo ad alcuni paesi africani e del medio oriente, domani può toccare a qualunque altro paese. Quello che spaventa è che può toccare anche a quei paesi che oggi appoggiano le politiche imperialiste degli Stati Uniti. L’appetito americano per il petrolio è insaziabile e non mostra alcun segnale di resa, almeno nel breve periodo.

 di Antonio Zinilli