Attilio Manca, ucciso all’interno della trattativa Stato-mafia
Antonio Ingroia, ex procuratore del pool che indagava sulla trattativa Stato-mafia, oggi legale, insieme a Fabio Repici, della famiglia di Attilio Manca, l’urologo suicidato dalla mafia 15 anni fa a Viterbo, non ha dubbi, “Attilio è stato ucciso all’interno della trattativa Stato-mafia”. Nelle prossime settimane sarà formalizzata la richiesta alla Direzione nazionale antimafia di occuparsi del caso. Ingroia non ha dubbi, per ottenere la verità sull’omicidio di Attilio Manca “ occorre un pentito si Stato, una giustizia eguale per tutti, una magistratura coraggiosa è un’opinione pubblica non distratta”. Le zone oscure dello Stato sono molte, le trame eversive sono ancora senza verità, così le stragi di Stato.
Le bombe di piazza Fontana, di piazza della Loggia, l’Italicus, la stazione di Bologna, il rapimento Moro, le bombe di via dei Georgofili a Firenze, Roma, la strage di Capaci e via D’Amelio, Falcone e Borsellino, e tanti altri magistrati, poliziotti e carabinieri. Gli anni dello strabismo e dei servizi deviati. Tutto ci porta a considerare che la mafia, con la copertura dei servizi e delle Istituzioni, ha operato, uccidendo, tranquillamente, senza che le indagini arrivassero alla verità. Depistaggi, falsi pentiti, organi dello Stato collusi, tutti insieme per mantenere il controllo del potere politico, economico e finanziario. Attilio Manca è stato ucciso, non dalla droga, come si vuole far credere, ma dalle trame eversive, in cui è stato, suo malgrado coinvolto. La visita a Provenzano, in Costa Azzurra, malato di prostata. Tutto faceva parte di una matassa complessa, l’unica colpa di Attilio è stata di essere un bravo urologo. Scoprire tutto questo, non sarà facile, dice Ingroia,” chi tocca i fili muore, o viene professionalmente annientato…questa è la vera ragione del prudente immobilismo della magistratura italiana”. Gli hanno anche revocato la scorta ad Ingroia, come a dire che lo Stato non vuole essere processato per gli scheletri negli armadi. Uno di questi scheletri è la morte di Attilio.
Attilio non era un tossicodipendente, come si vuol far credere, e su questo lavorano gli avvocati Ingroia e Repici insieme alla mamma Angelina e al fratello Gianluca. Riesumare il corpo per effettuare le prove del Dna per stabilire se la causa della morte è dovuta alla tossicodipendenza oppure ad una forzata overdose violenta, come dimostrano anche i segni sul volto. L’ex procuratore di Messina, Marcello Minasi, a suo tempo, aveva dichiarato che la verità sul caso Manca non verrà mai fuori in quanto si tratta propriamente di un episodio della trattativa Stato-mafia. Non sarà facile, il muro di gomma che è stato eretto, dice Ingroia, a bella posta per renderci impossibile di abbatterlo o scavalcarlo, è molto alto, forse troppo. Resta una sola via: eluderlo, aggirare quel muro, usando i pochi strumenti che il codice ci lascia a disposizione. Inutile rivolgersi oggi alle autorità giudiziarie immediatamente competenti, ci rivolgeremo, dice ancora Ingroia, come abbiamo già fatto, alla Procura Nazionale Antimafia, alla nuova Commissione Parlamemtare Antimafia, e svolgeremo, in prima persona, nei limiti e con i pochi mezzi a disposizione, indagini investigative difensive.
di Claudio Caldarelli