Il meltin’pot siciliano ai tempi dei re normanni
Per la sua posizione strategica all’interno del Mar Mediterraneo, la Sicilia si è sempre prestata ad essere meta di conquista. Circa 2700 anni fa i greci occuparono la parte orientale dell’isola, fondando colonie e contendendosi il dominio con i Cartaginesi, che erano in possesso perlopiù della parte occidentale. La situazione mutò cinque secoli dopo, quando all’indomani della prima guerra punica i romani scacciarono i cartaginesi dalla Sicilia e conquistarono il restante territorio, risparmiando Siracusa, che cadde comunque in mano romana una trentina di anni dopo. I Vandali si stanziarono qui alla metà del V secolo d.C., rientrando poi nei domini degli Ostrogoti, inviati dall’imperatore d’Oriente a governare l’Italia in suo nome alla fine del secolo.
Quando Giustiniano I dichiarò loro guerra, la Sicilia fu il primo territorio ad essere annesso all’impero bizantino, per mano del valido Belisario.
Dall’827 al 902 la Sicilia viene poi progressivamente occupata dagli Arabi, che lasciano un solco profondo soprattutto nella parte occidentale dell’isola. Questi a loro volta, vennero assorbiti dai Normanni alla fine dell’XI secolo e inglobati all’interno del regno Normanno, nato nel
1131. Ruggero II, suo fondatore, re amante delle arti, colto, accorto e di larghe vedute, capì che per governare un territorio così stratificato culturalmente non poteva imporre la propria cultura, ma era necessario governare facendo propri i diversi usi e costumi delle popolazioni presenti sull’isola: quella latina, quella greco-bizantina, quella ebraica e quella araba. Riallacciarsi alle precedenti culture, inoltre, garantiva legittimità al suo dominio.
Abbiamo così monete bilingue, in caratteri latini su un lato e cufici sull’altro, iscrizioni quadrilingue (latino, greco, aramaico e arabo) e una produzione musiva di elevato livello, distribuita tra il palazzo reale e le chiese coeve (Monreale tra tutte) le cui decorazioni vennero eseguite da mosaicisti bizantini. Nella chiesa della Martorana, Ruggero II è indicato da un iscrizione in latino, raffigurato in abiti imperiali bizantini, mentre viene incoronato da Cristo. Il sovrano normanno adotta inoltre gli usi e i costumi dei reali arabi: Guglielmo I, figlio di Ruggero, farà erigere la dimora della “Zisa” (dall’arabo aziz, “la splendente), destinata ai “regia solacia” (svaghi regali, si potrebbe dire) chiamando maestranze fatimidi dall’Africa appositamente per la sua costruzione. Guglielmo II, sovrano amatissimo, fonderà la cattedrale di Monreale, esempio insuperabile della cultura sincretica promossa dai re normanni di Sicilia, che continuerà in egual misura alla corte di Federico I, della dinastia sveva, non più normanna, ma nipote da parte di madre del grande Ruggero II.
di Fabio Scatolini