La via per una globalizzazione equa
La redistribuzione della ricchezza è la via maestra per una globalizzazione buona e equa. La fratellanza è la forza di tale via maestra, includendo l’uguaglianza e la libertà. Le tre condizioni che possono salvare l’umanità dalla barbarie, dalle guerre e dalla fame.
È necessario che si operi per una radicale redistribuzione delle risorse, ponendo fine allo scandalo di una concentrazione di ricchezza e potere in pochissime mani. Sarà difficile? Certo, ma è possibile. Soprattutto la sinistra non dovrebbe avere incertezze nel seguire questa strada, impegnandosi, per renderla percorribile, a spianarla con idee, obiettivi, alleanze, strumenti e soprattutto con l’agire etico in politica iniziando dai propri amministratori locali, parlamentari e ministri.
Alleanze costruite sulla base di un nuovo internazionalismo che abbia come collante la nuova Chiesa di Papa Francesco, i suoi insegnamenti, ma anche le altre religioni, Islanesimo, ebraismo, buddismo, induismo e laicismo. Una grande riunificazione programmatica per costruire la pace e la condivisione del pane. La lotta alle ingiustizie deve essere globale, così come la fame e la guerra devono essere cancellate da questo pianeta sofferente. Equa distribuzione delle risorse, implica un diverso consumo delle risorse stesse. Implica una diversa educazione sui consumi, recuperando la sana abitudine di non sprecare.
Ci voleva il premio Nobel Amartya Sen a ricordarci quello che dovrebbe essere ovvio e cioè che la globalizzazione, come tutte le attività umane, non è in sé né buona né cattiva: dipende dall’uso che se ne fa, da come è governata. Fino ad oggi, la globalizzazione ha prodotto disuguaglianze, ingiustizie e povertà. Tanta povertà. La globalizzazione non è stata finalizzata al bene comune, ma al mercato del profitto. È ora di invertire questa tendenza mettendo in moto movimenti in grado di modificare lo stato delle cose.
Movimenti globali, in tutto il mondo con le stesse parole d’ordine, poche ma chiare: ridistribuzione equa delle risorse. Non è uno slogan e non deve esserlo, ma un modello di vita impostato sulle scelte quotidiane per bandire il superfluo e recuperare il necessario. Ad ciascuno secondo do i suoi bisogni, ad ognuno secondo le sue necessità.
di Claudio Caldarelli