Viandante
di Francesca Mara Tosolini Santelli
Vago per spazi inconsueti
facendo uso della mia poca conoscenza
confusa, e amalgamata alla curiosità del tentativo,
mi accingo per la prima volta a fare questo esercizio di superbia
inseguendo un rigore inusitato.
Ché su suggerimento, cerco di partecipare all’anarchia
non senza un’importante dose di inquietudine.
Mi lascio condurre da un’aspra fantasia
alla ricerca della bellezza.
Così mischio l’identità che mi porto addosso
con l’incontro delle parole altrui
lasciando che il flusso faccia ciò per cui esiste: continuare a fluire,
ma come l’ottimista, che sforza il mondo ad esistere, per trovare un senso.
Anche questo è un viaggio,
tentativo appassionato,
che mostra, nude, le mie fragilità.
E racconta di giornate furibonde,
di scontri e rincorse,
per arrivare al necessario.
Con la gioiosa speranza di indovinare il mezzo
per raggiungere l’armonia.
Manifestare un mistero
che è chiuso in me
e che ancora non conosco.
Attraverso questo “racconto di viaggio”
scopro la pesante aspirazione che mi accompagna.
E segno un percorso fatto di movimento, mutamento, arrivo e ripartenza.
E la speranza si fa sempre più viva
di trovare un insegnamento anche nell’errore,
seguendo un archetipo a me ancora sconosciuto.
Con lo sguardo che osserva dall’alto
mi sforzo di liberarmi dalle costrizioni e costruzioni moderne
e di lasciarmi guidare verso la “liberazione dei sensi”.
Ma si tratta di una mutazione
per la quale non so se avrò il colore giusto da indossare.
Ma come educarsi senza lasciarsi guidare dagli incontri, dalla passione,
da quella sacralità del “tutto è possibile”?
Mi accompagnano l’arroganza e la presunzione
e scelgo di correre un rischio.
Ma l’audacia non è forse la spinta al movimento?
E non voglio essere oppressa dalla paura del fallimento
ma gioire del tentativo
che sottolineerà i limiti da dover superare.
In un viaggio successivo.
Seguo questo percorso non da sola
ma accompagnata da vissuti, libri, appunti, da nuove persone:
vividi incontri incrociati sul vecchio cammino.
Mi muovo dal basso, senza rincorsa,
facendo attenzione ai pericoli
ma lasciandomi trasportare dall’inevitabile curiosità,
alla quale non so resistere.
Estranea a me stessa
vado alla ricerca di nuove possibilità,
interrogandomi sul perché del viaggio
alla costante ricerca di un’imprescindibile risposta.
Con la speranza di “imparare a viaggiare”.