Pasolini e la critica al consumismo

Quando l’Italia iniziò a bere Cynar, comprare cose inutili o superflue, diventando schiava di un sistema che avrebbe appiattito tutto e tutti, Pasolini per primo capì che stavano uccidendo la cultura contadina e la purezza di quella cultura. La sua critica denunciò l’edonismo della società consumistica che appiattiva ogni cosa: persone ed idee. Una delle cause sarebbe stata la televisione, in grado di omologare non solo il consumo dei prodotti, per di più superfluo, ma anche le idee. Per Pier Paolo Pasolini la società consumistica era il “nuovo fascismo” anzi più devastante del fascismo del ventennio, perché il consumismo tende ad omologare, ad appiattire ogni cosa, togliendo la diversità, rendendoci tutti non pensanti, portando avanti un pensiero unico: il proprio, cioè quello del consumo stesso. “L’edonismo del potere della società consumistica ha disabituato di colpo, in neanche un decennio, gli italiani alla rassegnazione, all’idea del sacrificio… gli italiani non sono più disposti, e radicalmente, ad abbandonare quel tanto di comodità e di benessere (sia pur miserabile) che hanno in qualche modo raggiunto. Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo.

Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione) non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, filata, bruttata per sempre…”. Il consumismo, il male odierno che nasce dalla incapacità di capirne le radici e di averlo sottovalutato. Il male che ha lacerato l’umanità intera, impoverendola e togliendo il pensiero di ribellarsi. Appiattendo usi e costumi, ma ancor di più uccidendo il pensiero della ribellione in modo da accettare qualsiasi “merda” come elemento di gioia e felicità.  Aveva ragione Pasolini, il consumismo, questa società “l’ha bruttata per sempre”.  Perché, scrive Pasolini, il vecchio fascismo, sia pure attraverso la degenerazione retorica, distingueva: mentre il nuovo fascismo, che è tutt’altra cosa, non distingue più. Non è umanisticamente retorico, è americanamente pragmatico. Il suo fine è la riorganizzazione e l’omologazione brutalmente totalitaria del mondo.

di Claudio Caldarelli

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