A PROPOSITO DI LEGGE ELETTORALE

Con questa forsennata campagna elettorale permanente (c’è da temere che non finirà dopo le prossime scadenze di settembre), mi sono chiesto se la contrapposizione totale che si riscontra in Italia abbia analogie nel mondo.

Nel passato prima dei social” c’era da noi il confronto democratico tra una maggioranza che governava e una opposizione che rifiutava con il voto le scelte inaccettabili, che cercava di migliorare con emendamenti proposte con possibili positività, che in qualche periodo istituiva un “governo ombra” che preparava un dettagliato programma per il futuro.

Niente di tutto questo oggi, nella maggioranza e nell’opposizione.

L’unico atteggiamento similare per entrambi è la lotta sorda per controllare le importanti disponibilità decise dall’Unione Europea con il “Recovery Fund”, forse con ritardi e poca attenzione per la loro destinazione da parte del governo, ma certamente con pretese di tutti ad essere presenti e decisivi nella gestione (con il sottofondo della criminalità organizzata).

In parallelo c’è l’attività di governo, con una difficile sintesi nei partiti della maggioranza anche per ogni obbiettivo condiviso, e a fronte una negatività totale della minoranza (no a qualsiasi iniziativa, anche nell’affrontare la pandemia, no allo stesso governo, elezioni subito).

Ho avuto modo di seguire in questo periodo i diversi comportamenti delle forze politiche in paesi a noi vicini, come Francia, Spagna, Germania, Inghilterra, per quanto riguarda gli interventi contro la pandemia.

Rispetto ad essi i risultati raggiunti in Italia sono innegabilmente più confortanti, eppure in nessuno le minoranze hanno rifiutato di dare un contributo, in nessuno (neppure in Inghilterra a fronte del comportamento di Boris Johnson) hanno chiesto dimissioni dei governi e nuove elezioni.

Tutto questo, è evidente, ha dei riflessi su molti atti che lo scontato risultato del referendum sul numero dei parlamentari richiederà, ed in particolare sul nuovo sistema elettorale.

Un nuovo sistema elettorale in Italia è stato più volte cercato, nella speranza di trovare una soluzione per una intera legislatura. E si sono pensate soluzioni simili a quelle esistenti in diversi paesi democratici.

Si è pensato ad un sistema all’americana. Vi immaginate un Salvini-Trump, addirittura con un possibile rinnovo? Mi viene in mente una battuta di Gheddafi, che disse che per una soluzione democratica negli Usa la vice presidenza era da attribuirsi al candidato battuto.

Si è pensato ad un sistema come quello francese, che probabilmente con il ballottaggio porta alla vittoria il candidato “meno peggio”, ma senza la certezza di una maggioranza parlamentare. Da noi si avrebbero subito gruppi misti che condizionerebbero pesantemente il lavoro del governo.

Si è pensato al sistema inglese, solo due partiti hanno possibilità, solo il vincente governa.

Si pensi al sistema tedesco, rigidamente proporzionale, con una soglia minima al 5 per cento. Salvo l’improbabile conseguimento della maggioranza assoluta, il governo può essere formato da alleanze possibilmente con qualche omogeneità come Psd-Verdi o Pdu-Liberali, ma anche con accordi come quello attuale tra Pdu e Psd. Condizione assolutamente necessaria è la presentazione di un programma di governo scrupolosamente preparato e totalmente condiviso, addirittura già con gli schemi delle proposte da presentare in parlamento. Il governo ha poi una sola voce, quella del Premier. Avete mai sentito una voce diversa da quella della Merkel, da parte del partito socialista, nel governo tedesco degli ultimi dieci anni?   

Negli ultimi giorni il governo avrebbe deciso di presentare un modello simile a quello tedesco, con una soglia minima del 5 o forse 4 per cento, cioè un sistema proporzionale che consenta soluzioni meno raffazzonate.

Vedremo quali saranno le decisioni del parlamento, anche se non c’è da illudersi che si abbiano risultati duraturi come quelle tedeschi, vista la litigiosità dei nostri politici, con o senza esperienza, e le consuete scissioni effettuate o minacciate.

Si deve solo sperare che le forze chiamate a collaborare abbiano comuni fondamenti etici, abbiano coscienza delle necessità dei cambiamenti necessari per una società più giusta, abbiano come valore miliare la solidarietà, abbiano come obbiettivo la felicità per tutte le donne e gli uomini del mondo.

di Carlo Faloci

 

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