ABBIAMO UN GOVERNO, NON UN CAMBIAMENTO

In questa crisi di governo, dice l’eretico, assolutamente sconsiderata (ma voluta dall’innominabile secondo Travaglio) e finalmente risolta con l’incarico a Mario Draghi da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, c’è ancora una volta da prendere atto della saggezza dei padri costituenti:

Art. 67. Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincoli di mandato.

Art. 88. Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le camere, od anche una sola di esse.

Si voleva difendere con l’art. 67, osserva l’eretico, la piena libertà di un parlamentare eletto dal popolo contro le pressioni di poteri forti, di partiti totalitari, di organizzazioni paramilitari che avevano caratterizzato il ventennio fascista. Anche se si era molto lontani dal pensare che ci sarebbero state distorsioni, come il controllo delle preferenze anche da parte della malavita organizzata o le liste elettorali scelte direttamente dai segretari.

Tutto questo, ricorda l’eretico, non bastava. C’era e c’è anche la pretesa dei partiti di legare la presenza in Parlamento degli eletti alla assoluta fedeltà nelle votazioni, mentre loro si ritengono liberi di cambiare senza ritegno e secondo convenienza alleanze, impegni programmatici fondamentali presi con gli elettori e fondamenti costitutivi statutari (vedi ammucchiata Draghi).

E c’è voluta l’autorevolezza del Capo dello Stato per ricordare ai parlamentari il loro diritto-dovere, in una situazione di pandemia sanitaria, di gravissima crisi economica, finanziaria e sociale e di un intervento di pensare al bene di tutti senza cedere a limitazioni di parte.

E sarebbe stato semplice, stante l’articolo 88, aggiunge l’eretico, mantenere in vita la Camera dei Deputati (stante l’esistenza di una maggioranza numerica) e sciogliere il Senato (in assenza della stessa).

Ma lo spirito dei padri costituenti era quello di assicurare una rilettura dei provvedimenti legislativi per garantirne la giustezza per i cittadini, non un espediente per eliminare una difficoltà per l’esito delle votazioni.

E giustamente il Capo dello Stato ha chiesto ai parlamentari di essere padroni di sé e di pensare al futuro del nostro paese. La risposta è stata positiva, inquinata solo dal consenso di non pochi, non tanto interessati al bene comune quanto piuttosto a garantirsi la durata piena della Legislatura.

E così, dice l’eretico, la crisi di governo è finita. Draghi ha sciolto la riserva, il nuovo governo ha giurato, la prossima settimana avrà il voto plebiscitario di Camerta e Senato. Con oltre 200 miliardi di Euro dalle casse dell’Unione Europea, si punterà ad avere un’Italia diversa, più proiettata verso il futuro.

Ma verso dove? L’eretico vede il governo fino al gennaio 2022 come un primo momento nel quale sarà marcata la presenza autoritaria del premier (molto diversa da quella mediatrice e riduttiva di Conte, chiamato alla Presidenza del Consiglio dalla debolezza delle forze di maggioranza).

E la presenza autoritaria sarà certamente pienamente conforme alla linea liberal-democratica dell’Unione Europea, quindi con il rispetto delle condizioni per la restituzione del nuovo debito Covid. Ma non solo, con indicazioni convincenti per il ripianamento del debito pubblico, che era di quasi 2600 miliardi di Euro al dicembre 2020 (ogni debito ha le sue condizioni, non solo quello del Mes, il Fondo Europeo Salva Stati, per la Sanità).

In ogni caso, sarà un’Italia per la quale il riferimento all’Economia di Francesco per una “Governance Mondiale” verso un Nuovo Umanesimo non sarà presente in modo importante, e questo è un fatto non confortante. Forse il Progetto Conte aveva qualche vicinanza maggiore. Ma senza maggioranza …

Ma si avrà anche, ne è convinto l’eretico, un primo momento di verità sul nuovo Sistema Italia, una macchina più efficiente, più moderna, con meno condizionamenti, con una propensione ecologica. E dalla sua funzionalità dipenderà se avremo per i successivi sette anni un Draghi alla Presidenza della Repubblica.

E in ogni caso ci sarà finalmente il momento elettorale che oggi sembra lontano, ma che deve esserci per avere, superate le crisi sanitarie, economiche e sociali, una Repubblica fondata sulla scelta dei cittadini elettori, e non sui sondaggi.

di L’eretico