Dalle pandemie, verso un Nuovo Umanesimo
Passano i giorni, ma sembra non cambi il quadro politico, qui da noi. Nell’ambito della maggioranza (?) che dovrebbe essere di governo ogni argomento è fonte di polemiche, di richiami contrapposti a programmi elettorali di raggruppamenti politici che non esistono più (mi riferisco all’antipolitica del fu M5Stelle o alla post-sinistra (?) del fu Pd renziano).
Quanto alle forze di opposizione, c’è da chiedersi perché siamo l’unico paese in cui anziché collaborare, fare proposte, pensare insieme ad una programmazione dell’economia, si fanno interventi in parlamento per definire terrorista islamica un ragazza liberata dopo 18 mesi di prigionia
E sempre con una certezza: gli argomenti trattati sono marginali. Si discute, solo di guanti e di mascherine, con la minaccia di una crisi di governo che non ci può essere e non ci sarà, non conviene a nessuno. Non si parla di come si affronterà un debito pubblico che passerà da 2400 a 3500 miliardi di euro, di quale progresso dovrebbe avere l’Italia dopo la pandemia, di quale organizzazione mondiale, un vero Nuovo Umanesimo sarebbe giusto avere.
Cerco nel passato i momenti di grande crisi e il loro sbocco.
Dopo la guerra 15-18 ci furono speranze di ripresa sociale, ma si finì nel fascismo. Eppure durante il periodo bellico e dopo, si chiese alla gente di sottoscrivere prestiti allo stato, in qualche misura per programmare il futuro nazionale.
Mi chiedo se oggi il governo potrebbe permettersi di fare qualcosa di simile, oppure una patrimoniale del 6 per mille sui depositi bancari, come fece il governo Amato nel 1992.
Temo che nella società di oggi si griderebbe allo scandalo. Già, nella nostra società che vive di egoismo, di profitto, di sfruttamento di donne ed uomini sul lavoro a 3 euro lordi l’ora solo perché migranti, mentre si pensa (giustamente, ma solo per italiani?) al salario minimo orario di nove o dieci euro.
Penso al dopoguerra del 1945, quando la fame era spaventosa per milioni di povera gente, a fronte della ostentata ricchezza dei borsaneristi. Quando arrivarono gli aiuti UNRRA, che però ci fecero pagare, al prezzo imposto dagli Usa, la fine del governo di unità nazionale e con essa quella delle speranze di giustizia della Resistenza.
Penso alla crisi mondiale del 2008, quando ci si rese conto che le libertà illimitate del mondo della finanza dovevano in qualche modo essere disciplinate, per una società meno ingiusta. Ma poi nessun intervento fu deciso.
Penso alla grade crisi mondiale del 1929: in Germania, con sei milioni di disoccupati, degenerò nel nazismo mentre negli Usa, con dodici milioni di senza lavoro che migrarono per fame nei diversi stati, ebbe una risposta positiva, che riuscì a generare il “New Deal” di Roosevelt.
Penso che la pandemia da virus, con 350 mila decessi ufficiali finora secondo l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità dell’ONU, non ha dati validi per quasi 4 miliardi di persone dell’Africa, dell’America Latina, dell’Asia.
Ad esempio i dati ufficiali per l’India (un miliardo e trecento milioni di persone) danno meno di quattromila decessi, per capire bene dello stesso numero di quelli registrati nell’Emilia Romagna, che ha quattro milioni settecentomila abitanti. Già, in India, dove ( riporto un titolo del Times of India di qualche giorno fa: <<Water For COVID-19 Treatment? ICMR says no to study, need more data>> c’è chi pensa di usare per terapia l’acqua del fiume Gange. Dove il distanziamento sociale è difficilmente praticabile, con densità di popolazione più che doppia rispetto all’Italia. Dove ci sono otto medici per diecimila abitanti contro i quaranta in Italia.
Quale sarà il futuro della società mondiale, dopo la pandemia?
Sarà sicuramente una società più povera, per gran parte delle donne e degli uomini della terra. Lo sarà perché essi non avranno parte nella ripresa delle attività industriali e subiranno invece l’aumento dei generi di prima necessità che è già cominciato e che continuerà senza nessun controllo, come successe in Italia dell’euro, della post-lira. Lo diceva, un miliardo di anni fa, Tucidide: <<la peste non cambia la natura umana, la amplifica>>.
Ma tra loro si avrà, lo vediamo tutti i giorni, una più ampia solidarietà, una più diretta consapevolezza che l’egoismo, che la civiltà dei consumi non possono essere la soluzione. Ritornano motivi, ideali, speranze che furono degli operai e degli studenti nel Sessantotto, che sono l’ispirazione cristiana di Francesco, che ci ha ricordato che siamo in un mondo che soffre di altre pandemie, anche più mortali. Come la pandemia della fame con più di quattro milioni e settecentomila morti in quattro mesi. E sempre, ogni anno, senza la speranza di un vaccino.
Sarà necessario cambiarla, una società fondata sul profitto, sullo sfruttamento, per arrivare ad un Nuovo Umanesimo. E sarà necessario essere partecipi, non solo spettatori, delle lotte per averlo. Ce lo diceva Gandhi, con serenità, ma anche con determinazione: <<Sii tu il cambiamento che vorresti vedere nel mondo>>.
di Carlo Faloci