Dialogo e amicizia sociale

Nella “Fratres Omnes” Francesco è partito dalla parabola dei Buon Samaritano per far capire a chi si rivolge il suo messaggio di cambiamento della società umana, cioè ai credenti che hanno nella loro vita delle regole guida e poi alle donne e agli uomini di buona volontà di tutta la terra.

A tutti devono essere garantiti i diritti fondamentali in varie misure ampiamente calpestati.

Per rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale, capace di realizzare la fraternità a partire da popoli e nazioni che vivano l’amicizia sociale, è quindi necessaria la “migliore politica” cioè un sistema orientato verso il bene comune e, conseguentemente, una “Governance Mondiale” dei diritti e dei doveri, della sanità, dell’economia, della protezione del nostro ambiente.

Ma anche l’esistenza di una Autorità Internazionale non è sufficiente, ci dice il Pontefice, perché essa conta ed è utile solo attraverso il  Dialogo e l’Amicizia sociale tra tutte le genti.

Per chiarirne l’importanza, Francesco usa sette elementi <<Avvicinarsi, esprimersi, ascoltarsi, guardarsi, conoscersi, provare a comprendersi, cercare punti di contatto>>.

E basta pensarne l’applicazione al nuovo governo di Draghi per esserne consapevoli della difficoltà, ma anche della necessità …

Oltre tutto, il dialogo deve essere esteso, tra generazioni, nel popolo perché tutti siamo popolo e tra le diverse culture, quella popolare, quella universitaria, quella giovanile, quella artistica, quella tecnologica, quella della famiglia.

Anche quella dei media: per quest’ultima il dialogo deve essere ovviamente molto diverso, ad esempio, dai febbrili scambi di opinioni nelle reti sociali, o dalle manipolazioni di poteri, politici, mediatici, religiosi o di qualsiasi genere perché sempre deve tendere a sintesi verso il bene comune, e non altro.

Ci sono parole esemplari, al riguardo: <<Gli eroi del futuro saranno coloro che sapranno spezzare questa logica malsana e decideranno di sostenere con rispetto una parola carica di verità, al di là degli interessi personali>>.

Il dialogo sociale autentico ha poi sempre un obbiettivo: quello di costruire insieme, e quindi <<di rispettare il punto di vista dell’altro, accettando la possibilità che contenga delle convinzioni o degli interessi legittimi>>.

Questa considerazione mi ha fatto ricordare un momento del mio passato, quando andai a sentire il discorso di addio alla politica di Pietro Nenni, primo leader del partito socialista dell’Italia repubblicana, che disse che una regola ideale lo aveva sempre seguito, quella di non avere mai maturato scelte o preso decisioni senza considerare le ragioni dell’altro.

Altri tempi, davvero. Erano vicine alla logica di Francesco, erano altre culture, quella del lavoro, quella dell’onestà, quella del bene comune. Per il relativismo di oggi non erano dell’altro secolo, erano dell’altro millennio!

Non possiamo illuderci, non ci sono alternative ad esso che <<Sotto il velo di una presunta tolleranza, finisce col favorire il fatto che i valori morali siano interpretati dai potenti secondo le convenienze del momento>>.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       

 Senza dialogo, senza il vero dialogo sociale, non c’è speranza di arrivare a sintesi, di cogliere la verità delle cose da fare: <<in un vero spirito di dialogo si alimenta la capacità di comprendere il significato di ciò che l’altro dice e fa, pur non potendo assumerlo come una propria convinzione>>. 

Ma è possibile, chiede Francesco, cercare la verità che risponde alla nostra realtà più profonda?

E la risposta è che <<occorre esercitarsi a smascherare le varie modalità di manipolazione, deformazione, occultamento della verità in ambiti pubblici e privati. Ciò che chiamiamo verità non è solo la comunicazione di fatti operata dal giornalismo. È anzitutto la ricerca dei fondamenti più solidi che stanno alla base delle nostre scelte e delle nostre leggi>>.

E questo perché altrimenti, non potrebbe forse succedere che i diritti umani fondamentali, oggi considerati insormontabili, vengano negati dai potenti di turno, dopo aver ottenuto il consenso di una popolazione addormentata ed impaurita?

Viene da pensare ai migranti, agli invisibili, alle vittime di schiavitù, alle donne avvilite da maschilismi di classe, di religione, di razza. E questo perché <<non esistono il bene e il male in sé, ma solamente un calcolo di vantaggi e svantaggi>>  

Non ci sono alternative, per una società diversa, per una nuova cultura, per l’incontro fatto cultura, per una pace sociale che si faccia carico di ingiustizie.

E allora, dice Francesco: <<Armiamo i nostri figli con le armi del dialogo! Insegnamo loro la buona battaglia dell’incontro>>!!

di  Carlo Faloci