Promuovere l’empowerment economico delle donne
L’obiettivo è quello di incrementare la sicurezza globale, la stabilità e lo sviluppo sostenibile attraverso la responsabilizzazione economica delle donne: lo ha chiesto monsignor Janusz Urbańczyk, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, con sede a Vienna), in vista del ventinovesimo Forum economico e ambientale dell’organismo.
Monsignor Janusz Urbańczyk ha così esordito: “Il desiderio di proteggere e promuovere la reale uguaglianza di ogni persona umana e il riconoscimento della complementarietà di donne e uomini rimangono importanti priorità della Santa Sede”.
Un vero e proprio richiamo a considerare importante l’argomento dell’empowerment economico femminile, perché la persistenza di molte forme di discriminazione offensive della dignità e della vocazione della donna nell’ambito del lavoro è dovuta a una lunga serie di condizionamenti che la penalizzano, travisandone le prerogative, relegandola ai margini della società e persino ridotta in schiavitù.
E siccome dare valore alle donne rafforza la pace e la sicurezza sociale, questa tematica non poteva che essere al centro dell’attenzione e delle prerogative principali da trattare e su cui riflettere in modo serio.
Dunque, un po’ sulla scia di quanto affermato da San Giovanni Paolo II, l’Osservatore permanente ha insistito sull’urgente necessità di raggiungere una reale uguaglianza in ogni campo: parità di retribuzione a parità di lavoro, protezione delle madri lavoratrici, equità negli avanzamenti di carriera, uguaglianza dei coniugi per quanto riguarda i diritti familiari e il riconoscimento di tutto ciò che fa parte dei diritti e dei doveri dei cittadini in uno Stato democratico.
Una battaglia che forse non ci aspettavamo, un invito proferito con enfasi, slancio e passionalità che ha destato stupore e apprezzamento.
Monsignor Urbańczyk ha evidenziato come l’aumento dell’empowerment economico e politico delle donne e la promozione della loro partecipazione alla vita pubblica contribuisca sicuramente ad aumentare la pace e la sicurezza sia all’interno della società in generale, sia all’interno della famiglia, cellula sociale fondamentale da cui tutto ha origine e che contamina, nel bene o nel male, il mondo che ci circonda.
Come a dire che se non si parte dal microcosmo della famiglia, culla di valori ormai persi, si rischia di perdere il resto della società in cui tutti noi viviamo.
Impossibile poi non toccare i rischi della pandemia da Covid-19, una condizione che pur avendo destabilizzato l’intero mondo e le abitudini delle persone, è sulle donne che ha sortito l’effetto peggiore.
Essendo infatti la partecipazione delle donne al mercato del lavoro ancora fragile, sono spesso le prime a perdere il lavoro, soprattutto in impieghi scarsamente retribuiti o nel settore informale, dove rappresentano la maggioranza e mancano di tutela finanziaria e di benefici. Va aggiunto a tutto ciò il fatto che l’onere dell’istruzione domestica ha aumentato la pressione sul genere femminile, indipendentemente dal fatto che si abbia un lavoro retribuito o meno.
Per questo, il rappresentante vaticano, con altrettanta veemenza, ha chiesto che ci sia una collaborazione complementare di uomini e donne per costruire un futuro migliore. La valorizzazione del genere femminile ed il suo rafforzamento in ogni area della vita e del lavoro, ha concluso Monsignor Urbańczyk, potenzierà infatti la sicurezza, la stabilità e lo sviluppo sostenibile di tutti.
E se a parlare di queste tematiche è stato un eccelso rappresentante della Santa Sede, è evidente che molte cose stanno cambiando, che molte realtà finora non considerate, non possono più essere ignorate, perché è la società stessa che grida vendetta, perché è dalle donne che tutto ha origine e come tali vanno tutelate, garantendo loro almeno gli stessi diritti e pari dignità sociale riservata da sempre solo al genere maschile.
Una società senza donne realizzate e riconosciute in ogni ambito della vita, non può neanche essere definita tale, forse solo una società fallita.
di Stefania Lastoria