Agricola estroversa

Agricola estroversa, un nome che è già un programma. Una etichetta che da sola vale il contenuto. Ti piace, prima ancora di assaggiarlo, pensi “questo è un vino che segna un’idea, un territorio, una tradizione. Un vino antico, sensazioni, sapori, ma soprattutto storie di uomini e di luoghi che attorno al vino hanno costruito la loro civiltà”.

Sono seduto al tavolo della enoteca Mostò di Roma, del caro amico Ciro che si avvicina e mi propone un vino diverso, rosso, estroverso come il nome. Mi versa un calice. Assaggio. Sento. La natura che entra nel vino. Ti seduce con una smorfia accattivante, poi aspetta, ritorna e ti riprende. Rimani con il calice a mezz’aria, avvicini il naso, respiri. Lentamente aspiri e rifletti. Il naso non mente. Ti racconta qualcosa di nuovo, di caparbio, di resistenza alla civiltà dei consumi e dello spreco. Mandi giù un altro sorso, e….aspetti. Aspetti di capire cosa c’è di diverso in questo Montepulciano. Mentre cerchi la risposta, torna Ciro che mi dice “Claudio ti presento Antonio Santini, il produttore di questo vino Agricola Estroversa”.

Stringo la mano di Antonio e subito chiedo della etichetta. Mi risponde che è un’opera di un suo amico iraniano Hassan Yazdani. Il nome del vino è il nome della azienda agricola. Un nome estroverso come il contenuto che nasce dal recupero di un vecchio vitigno di Pratola Peligna. Un vino che per disciplinare non riporta in etichetta la denominazione del vitigno, anzi si legge vino “declassato spontaneamente” che vuol dire richiamare la fermentazione spontanea, metodo di lavorazione che conferisce i sentori primari “che il panel che certifica le doc non è in grado di riconoscere” spiega Antonio, non conforme per l’olfatto. Ma per noi, appassionati di vini e di storie di vini, l’olfatto non conforme ai canoni disciplinari è una benedizione, in quanto ci permette di bere un vino vero, sincero, garbatamente allappante, ma fantastico da annusare e piacevole in gola. Assomiglia ad Antonio, con quello sguardo un po’ sognante un po’ incantato, ma entusiasta del suo vino. Una utopia da bere senza conformità che toglierebbe tutta la sincerità per mercificarla in modo dozzinale. Antonio Santini ci ha fatto conoscere un vino rosso che racconta una storia vera, fatta di fatica, di freddo, di sudore, ma soprattutto di amore per un territorio con la vocazione del vino da bere in compagnia, del vino che ti raddrizza una giornata storta, del vino che ti fa vedere la luna piena anche quando è vuota. Una meraviglia. E, per chi non è più abituato all’esercizio della meraviglia, l’Agricola Esteoversa ti recupera alla meraviglia lasciandoti soddisfatto nel gusto e nel cuore.

Claudio Caldarelli

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