Papa Francesco: “La testimonianza di Joy è Patrimonio dell’Umanità”. Sulla libertà non si tratta

Ci sono voci, grida, che riescono a non lasciarsi imprigionare dalla rabbia muta dei traumi subiti. Il grido di Joy, raccolto da Mariapia Bonanate nel libro “Io sono Joy. Un grido di libertà dalla schiavitù della tratta”, è arrivato fino al Santo Padre, che ne ha curato la prefazione.

“Ricondurre alla luce del sole quelle persone che sono state costrette a vivere nel buio fuligginoso dell’indifferenza sociale è un’opera di misericordia da cui non possiamo esimerci” ha scritto Papa Francesco nella premessa alle drammatiche pagine che raccontano la forza di questa giovane donna, ma anche la violenza e la disumanità di cui Joy è testimone.

“Ti chiami Joy, sei stata la gioia di tua madre fin dal grembo materno”, le scrive il Papa.

Joy, partendo dalla Nigeria con la promessa di un lavoro, ha vissuto i lager libici, gli stupri e le violenze al loro interno, l’attraversamento del Mediterraneo a bordo di un barcone poi finito alla deriva e lo sfruttamento sessuale sulle nostre strade. Ne è uscita trovando la forza di denunciare i suoi aguzzini, sostenuta anche dall’aiuto della rete di persone che si sono strette intorno a lei.

Ma è soprattutto un’incrollabile fede ad averla sostenuta e ad averle dato il coraggio di ricominciare una vita in cui, come lei stessa ammette, aveva smesso di credere:

“Voglio ringraziare Dio per avermi donato la vita, e ringrazio anche la vita perché mi ha lasciato vivere. Non ero perfetta, ma mi ha lasciato vivere” dice a gran voce in occasione dell’evento “La libertà non tratta” che si è svolto il 25 maggio scorso all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.

“La tratta degli esseri umani riguarda quasi 40 milioni di persone di cui 10 milioni minorenni, il fenomeno coinvolge diversi Paesi a vario stadio di sviluppo e nessuno ne è immune, basti pensare allo sfruttamento del lavoro in alcune zone delle nostre campagne e talvolta nelle nostre famiglie” ha detto l’Ambasciatore Pietro Sebastiani nel suo intervento iniziale. 

 La moderatrice dell’incontro, Maria Rita Cerimele del Movimento dei Focolari, parlando dei dati relativi allo sfruttamento di esseri umani nei mercati del lavoro nero, della prostituzione, del traffico di organi, delle adozioni illegali e del reclutamento militare, avverte: “Sono soltanto la punta di un iceberg”.  

“Il fenomeno della tratta può essere la lente, il metro per capire a che punto siamo nello sviluppo economico e civile” ha poi spiegato Giulio Guarini, Professore di Economia Politica all’Università della Tuscia, che elencando i possibili i fattori di rischio, ha posto l’accento sulla “catena dell’individualismo”, sulla logica che fa dell’economia di mercato una società di mercato sorretta dall’idea di fondo che chi resta indietro lo fa perché lo sceglie o se lo merita. 

“La battaglia alla tratta non è una battaglia legata alla compassione, ma alla giustizia e all’equità. L’economista deve trovare il modo di far diventare un principio o un valore qualcosa di conveniente dal punto di vista economico, le questioni etiche devono tornare al centro del dibattito economico” ha evidenziato il Prof. Guarini nel suo autorevole intervento.

A conclusione dell’evento le parole di Suor Gabriella Bottani, coordinatrice Thalita Kum-RETE INTERNAZIONALE CONTRO LA TRATTA DI PERSONE, suonano come un monito per tutti noi: “La tratta delle persone ferisce, sfigura e corrode l’intera umanità”.

di Nicoletta Iommi

 

 

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