Andrea Purgatori, il cinema come forma per la ricerca di storia, verità e giustizia

Già la scomparsa in sé di Andrea Purgatori ha avuto un’eco vasta, istantanea in tutto il nostro sistema mediatico. Ora, però, le più recenti e ancora non definitive notizie su un decesso causato da diagnosi e cure clamorosamente errate, lasciano letteralmente sbigottiti. Le strutture sanitarie e i medici cui si era rivolto, infatti, erano di prim’ordine. E proprio là dove era certo di trovare la salvezza, avrebbe incontrato invece la fine. Si chiama morte iatrogena, dal greco antico iatròs, medico, gennan, generare. Morte per mano del medico e delle cure, dei modi, degli strumenti con cui sono queste sono somministrate. Speriamo non si opponga alla ricerca della verità proprio quel magmatico muro di gomma, che proprio Andrea Purgatori aveva fatto diventare espressione del linguaggio comune per descrivere l’assetto che assume la nostra giustizia di fronte ai tanti misteri irrisolti del caso Italia. E che non si debba arrivare a un’altra inchiesta, a un altro film recanti la qualità di una cifra e di una ricerca simili alle sue.

Non possiamo non ricordare l’attività di Andrea Purgatori quale sceneggiatore e attore di tanti importanti film. Lo diciamo perché il cinema era per lui un’estensione di quella ricerca di verità e giustizia che praticava attraverso il giornalismo. L’immagine cinematografica, infatti, è ormai da tempo considerata fonte privilegiata di molti studi storici, perché offre una visione palpabile, intuitiva di come la società quotidianamente si compone, si muove, si scontra, di come gli individui sono fatti, come parlano, si atteggiano, cantano, vestono, si tagliano i capelli.  

Vogliamo ricordare Andrea anche per il film del 2016 Orecchie, di Alessandro Aronadio, presentato in anteprima al Cinema Farnese, con lo stesso Purgatori in qualità di attore. E il personaggio che lui fotografa, ossia coglie come immagine e carattere alla perfezione, è proprio quello di un medico che è meglio non assumere in caso di bisogno.

Riccardo Tavani