I PRIMI SEMI PER UN MONDO NUOVO

C’è voluto il fuoriprogramma di un bambino con la papalina bianca all’udienza pontificia perché i giornali, quasi tutti questa volta, parlassero di papa Francesco. Con tenerezza, quella che si vorrebbe dal vescovo di Roma nella pratica quotidiana.

E invece Francesco continua ad intervenire su tematiche rifiutate dalla politica, quella che vorrebbe costruire muraglie antimigranti con fondi dell’Unione Europea. Vi riporto un suo intervento, di pochi giorni fa, sulle migrazioni dalla Libia:

<<Ancora una volta chiedo alla comunità internazionale di mantenere le promesse di cercare soluzioni comuni, concrete e durevoli per la gestione dei flussi migratori in Libia e in tutto il Mediterraneo. E quanto soffrono coloro che sono respinti! Ci sono dei veri lager lì. Occorre porre fine al ritorno dei migranti in Paesi non sicuri e dare priorità al soccorso di vite umane in mare con dispositivi di salvataggio e di sbarco prevedibile, garantire loro condizioni di vita degne, alternative alla detenzione, percorsi regolari di migrazione e accesso alle procedure di asilo.>> 

Sono parole dette nei giorni in cui in Italia si processa giustamente un ministro che ha operato in modo opposto.

Sono parole che ripropongono la fraternità di comportamento del buon samaritano, che sottolineano la necessità di una società tanto diversa da quella di oggi, una società, ha detto ancora Francesco, in cui si abbia   <<Un reddito minino o salario universale, affinché ogni persona in questo mondo possa accedere ai beni più elementari della vita>>.

Ma non basta denunciare una concezione disumana della vita, un sistema economico che <<continua a scartare vite in nome del dio denaro, istillando atteggiamenti rapaci nei confronti delle risorse della Terra e alimentando tante forme di iniquità>>.

Dobbiamo fare qualcosa:<<Nel terreno inquinato dal predominio della finanza abbiamo bisogno di tanti piccoli semi che facciano germogliare un’economia equa e benefica, a misura d’uomo e degna dell’uomo>>

E i piccoli semi cominciano a germogliare. Per tutte le donne e gli uomini della terra.

Penso all’incontro internazionale di Assisi sull’Economia di Francesco, e agli studi che verranno proposti l’anno prossimo. Si tratta di una iniziativa senza precedenti, in campo economico. Non più quello che si può fare nell’ambito dell’economia presente, ma quello che si deve fare per l’economia del futuro, più equa e solidale.

Penso alla Settimana Sociale di Taranto (presenti 220 diocesi italiane su 234) nella quale, sono parole del card. Bassetti, presidente della Cei: << non si può scindere l’essere cristiani dal rispetto per il Creato; non si può pensare di seguire il Vangelo, se non custodendo la nostra terra; non si può far finta che l’economia vada per conto proprio, mentre la vita di fede è un’altra cosa>>. E le conclusioni hanno indicato un decalogo di interventi praticabili da subito.

Penso all’iniziativa “Como – Città Fratelli tutti” e ai principi ispiratori del  movimento civico che sta muovendo i suoi primissimi passi nel capoluogo lariano, pensato proprio «affinché non ci siano più persone abbandonate alle loro fragilità».

Penso ai dati dell’inchiesta di Roberto Cipriani, intitolata «L’incerta fede. Un’indagine quanti- qualitativa in Italia» (edito da Franco Angeli, pagine 504, euro 30), dai quali risulta che la figura di papa Francesco sembra essere per ben l’82,6 degli intervistati (sia credenti, sia non) sostanzialmente un punto fermo e sicuro di riferimento.

Tra i commenti registrati vi è anche quello dell’attesa di «una primavera della Chiesa» anche se – sempre secondo la maggioranza delle persone – «la forte volontà di dare una svolta alla Chiesa cattolica e alla Curia Romana» appare scontrarsi con l’istituzione e gli uomini che la compongono.

Penso anche al ruolo microscopico che noi di Stampacritica possiamo svolgere, tra le migliaia di “social” che imperversano in rete, per sostenere Francesco, l’uomo venuto dalla fine del mondo, che indica le linee di una società più equa, solidale, nella quale ognuno ama il prossimo come se stesso.

Per tutti, credenti e non.

di Carlo Faloci