Il paradosso del 10 dicembre

Art. 1 “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.  

Era il 10 dicembre 1948 quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Attualmente è il documento tradotto in più lingue al mondo, con oltre 500 le traduzioni ufficiali in altrettanti idiomi.

Nel 1950, due anni dopo, l’Assemblea Generale fissò il 10 dicembre come data per la Giornata mondiale dei Diritti Umani.

In questo giorno, il 10 dicembre, le agende istituzionali di tutto il mondo sono fitte di impegni e eventi per ricordare la proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Quest’anno, in Italia, la data ha coinciso con l’emersione di un’inchiesta della Procura di Foggia sullo sfruttamento degli esseri umani in una delle sue forme più bieche: il caporalato.

Ma, come se questo non fosse già paradossale, non finisce qui: Il 10 dicembre 2021 si è dimesso Michele di Bari, Capo del Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno. Dall’inchiesta sul caporalato risulta infatti indagata Rosalba Liverio Bisceglia, moglie del Prefetto Michele di Bari. Insieme a lei risultano indagate altre 11 persone; per tutti l’accusa è intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Il Capo del Dipartimento Immigrazione, a seguito dell’inchiesta, ha immediatamente rassegnato le dimissioni anche se, ricordiamolo, la responsabilità penale è personale.

Da quanto è emerso, lo sfruttamento della forza lavoro, seguiva un iter ben preciso che iniziava con l’individuazione dei braccianti extracomunitari a cui seguiva il reclutamento e quella che il malaffare definiva paga: 5 euro per ogni cassone di frutta riempito. A questa misera paga senza altro diritto, venivano poi aggiunte le spese di trasporto e intermediazione a carico dei braccianti.  I giovani stranieri venivano impiegati in una decina di aziende agricole pugliesi, tra queste anche l’azienda agricola della moglie del Capo Dipartimento Immigrazione. Nell’ordinanza del gip, come riportato da Ansa.it, si legge che la signora Bisceglia “è consapevole delle modalità della condotta di reclutamento e sfruttamento”.

Le persone sottoposte a sfruttamento venivano principalmente individuate tra i circa 2000 braccianti agricoli che sopravvivono nella baraccopoli di Borgo Mezzanone, in condizioni disumane e di estremo bisogno. 

E proprio su Borgo Mezzanone, il 25 maggio 2021, si era espresso il Prefetto Michele di Bari, in occasione della Firma del Protocollo per la riconversione del Cara di Borgo Mezzanone. Sulla pagina del Ministero dell’Interno si leggono le sue parole: “Un progetto sperimentale che si pone nell’ottica degli insediamenti spontanei e dell’avvio di modelli di accoglienza dei lavoratori agricoli stranieri…oltre a offrire un alloggio temporaneo, dignitoso e sicuro, vengono sviluppate azioni finalizzate all’integrazione sociale, all’inserimento nel mercato del lavoro regolare ed alla promozione dei diritti umani e sociali”.

La Dichiarazione dei Diritti Umani, non ha soltanto bisogno di traduzioni letterali, ha bisogno di essere tradotta in azioni concrete. L’uguaglianza e i diritti di ogni singolo individuo, compreso il diritto ad un lavoro dignitoso – art. 23 della Dichiarazione-, vanno preservati, sostenuti e tutelati in ogni sede, compresa quella giudiziale, quando vengono calpestati, negati e violati. Anche a Borgo Mezzanone la Dichiarazione dei Diritti Umani va tradotta, ma anche promossa e praticata.

di Iommi Nicoletta

 

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