La nuova società irrazionale del 2021 secondo il rapporto del Censis

Puntualmente anche quest’anno a dicembre è stato divulgato il cinquantacinquesimo rapporto Censis sulla situazione sociale del paese, intitolato la società italiana al 2021.

Come tutti possiamo immaginare la società rappresentata in questo ultimo rapporto descrittivo è quella di un paese uscito da una crisi pandemica mondiale totalmente inaspettata e gestita in modo irrazionale.
 
E proprio la società irrazionale è divenuto il tema cardine del rapporto Censis del 2021:  una società in cui il 5,9% degli italiani (circa tre milioni) è convinto che il Covid non esista, il 10,9% che il vaccino sia inutile e il 5,8% che la terra sia piatta…
 
È questo l’anno dei negazionisti che sfatano miti, credenze o certezze, che fino al ventesimo secolo erano state la culla della cultura italiana.
Oggetto degli studi del Censis sono quindi gli italiani e l’irrazionale: una irrazionalità irragionevole che vede un uomo disposto a credere a superstizioni, pregiudizi antiscientifici, teorie infondate e speculazioni complottiste: il 12% del paese crede infatti che la scienza produca più danni che benefici!!
 
L’irrazionale si è infiltrato nel tessuto sociale tra posizioni individuali scettiche e movimenti di protesta che quest’anno, più di sempre, hanno infiammato le piazze e hanno occupato i social media persino più della crisi economica scaturente dalla pandemia.
 
Ma questa crisi sociale non nasce sicuramente in quest’ultimo anno ma è il risultato di un decennio critico in cui si può evidenziare come la bassa crescita economica che ha prodotto ridotti introiti in termini di gettito fiscale abbia generato il conseguente innesco del debito pubblico, scaturito poi in una diffusa insoddisfazione sociale con la conseguente perdita della razionalità da parte dei cittadini che hanno visto svanire le loro aspettative, distruggere i loro sogni e di conseguenza annientare la speranza in un futuro prospero per l’attuale e per le future generazioni…
Oltre al record in tema di frustrazione e depressione diffusa, l’Italia è l’unico paese OCSE in cui le retribuzioni medie lorde annue sono diminuite di oltre il 2,9% rispetto alle crescite incredibili della Lituania che con un +276% è il primo paese in graduatoria, seguito dalla Germania e dalla Francia che si attestano con una crescita annua media, in termini di aumento di retribuzioni, che supera il 30%.
 
La riduzione del patrimonio causato dalla diminuzione del reddito lordo delle famiglie ha  generato purtroppo un indebolimento nella capacità degli italiani di formare nuova ricchezza e che congiura contro la ripresa economica.
 
Il nostro è un paese che vanta ahimè un’occupazione povera di capitale umano, una disoccupazione che coinvolge un numero rilevante di laureati ed infine, le offerte di lavoro non sempre orientate all’inserimento di persone con livello di istruzione elevato indeboliscono gli investimenti in capitale umano.
 
L’87% dei giovani italiani non riconoscono infatti una adeguata correlazione tra l’impegno, la formazione e la garanzia di avere un lavoro stabile e adeguatamente remunerato in futuro.
Tutto ciò ci ha portato al cosiddetto sotto utilizzo del capitale umano e alla dissipazione delle competenze.
Ed io aggiungerei alla fuga del capitale intellettuale!
 
Purtroppo questa precarietà lavorativa sperimentata dai giovani nei percorsi di vita individuali ha influenzato notevolmente il clima di fiducia verso lo Stato e le Istituzioni creando una considerevole fragilità sociale diffusa in tutto il nostro bel paese.
 
Anche le donne hanno subito una dura prova a causa della crisi socio economica e della pandemia tanto da evidenziarsi che, tra i paesi europei, l’Italia si colloca all’ultimo posto, mentre la Svezia con il suo 80% di tasso di attività femminile sovrasta nella classifica; persino Grecia e Romania ci precedono con il loro 59% di donne in età lavorativa disponibili e impiegate.
 
Da questo breve riassunto sul rapporto annuale del Censis per il 2021 emerge indubbiamente una Italia sempre più sommersa tra le aspettative soggettive tradite e il ciclo dei rendimenti decrescenti.
Ma come ben sappiamo l’irrazionale è a metà tra genio e follia e non dimentichiamo che molte menti geniali sono nate proprio nel nostro Bel Paese … e che continua a partorirne ancora innumerevoli tanto da farci sperare che anche questa volta la crisi sarà affrontata e risolta grazie alla “geniale irrazionalità” italiana.
 
di Tommasina Guadagnuolo
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