Novecento ultimo tramonto in trincea

Gli anni, i secoli non sono come salcicce che si infilano dentro un budello e poi si tagliano tutte alla stessa misura. Il Novecento, per esempio, è stato definito dallo storico inglese Eric Hobsabawm il secolo breve. Breve, perché lui individua solo nel periodo che va dalla prima guerra mondiale alla caduta del Muro di Berlino un carattere storico omogeneo, unitario. E il resto del secolo breve, ossia il periodo seguito al 9 novembre del 1989 di quel crollo quando è finito – se è davvero finito?

Ci sentiamo di azzardare la tesi che abbia cominciato a eclissarsi solo con l’avvento della pandemia da Covid-19, tramontando poi definitivamente il 24 febbraio 2022, con l’inizio della d’invasione russa dell’Ucraina. Questi due termini temporali, infatti, chiudono ultimativamente le fondamentali categorie di distinzione politico-culturale del Novecento. La distinzione tra destra e sinistra, tra fascismo e antifascismo, tra pacifisti e bellicisti. La nuove e anche inedite distinzioni, infatti, si sono polarizzate tra no-vax, no-mask, no-pass, da una parte e pro-vax, pro-mask, pro-pass, dall’altra. Poi tra pro-sanzioni anti russe e pro-armi all’Ucraina versus un radicale no-armi-e-sanzioni. Questi opposti schieramenti nella pandemia e nella guerra dislocano al loro interno persone e gruppi sia di destra, sia di centro, sia di sinistra, in tutte le loro diverse sfumature di moderazione e radicalismo; sia millenaristi, complottisti, razzisti, negazionisti e populisti di ogni risma, sia intellettuali colti, professori universitari spesso di sinistra, difensori dei fondamenti dello stato di diritto costituzionale, e persino scienziati accanitamente anti vaccino come Luc Montagneir, Premio Nobel della Medicina nel 2008 e recentemente scomparso.

Così come lo Zarathustra di Nietzsche scende dalla montagna per annunciare al mondo che Dio è morto, anche noi dobbiamo ormai prendere coraggiosamente atto che la Politica è morta. Ossia, tutta l’epoca novecentesca, compreso il secolo breve, inevitabilmente scompare, insieme alle categorie e alle opposizioni della politica, sua vera spina dorsale fisica e psichica. Entriamo in una nuova era: quella dell’emergenza, dello stato d’eccezione. Non però a causa di un perfido disegno dei vecchi circoli politici e di potere dell’oligarchia mondiale. No, ma perché siamo entrati e ci stiamo inoltrando sempre più in quell’autentico e cruciale stato d’allarme planetario che si chiama emergenza Terra.

L’Era dell’Acquario, preconizzata e cantata dai giovani dello scorso secolo come l’avvento di un tempo di solidarietà, fratellanza, pace e riconciliazione dell’uomo con la natura, esordisce invece non con festosi suoni di campana, ma con lugubri rimbombi. Astronomicamente, infatti, inizia nel 2020, l’anno di piena deflagrazione della pandemia, prosegue nei cingoli dei carrarmati russi nel fango insanguinato d’Ucraina. E se vi ricordate anche la pandemia, su stampa, social e tv, è stata reiteratamente paragonata a una guerra, se non addirittura peggiore, perché in essa il nemico resta invisibile. Eccoci serviti!

In realtà noi siamo da tempo in un era bellica: quella dell’uomo contro il pianeta che lo nutre, la nostra Terra Madre. Da queste pagine lo ripetiamo continuamente e non ci stancheremo di ripeterlo, anche non ci fossero più speranze al mondo. Così che la nuova categoria di contrapposizione del post ’900 sarà caratterizzata proprio da una modalità militaresca. Non importano più le ragioni degli schieramenti, né si renderanno possibili, e tantomeno si cercheranno vie di dialogo e di conciliazione. Anzi, la guerra è già in noi stessi, intimamente, fin dentro le viscere, la trincea dilaniata delle budella. Siamo ormai irriducibili nemici al nostro più caro amico e all’io conflittuale sotto la nostra pelle. Molti giovani – per la prima volta nella storia umana – cominciano a presagire e a manifestare la consapevolezza che nella loro vita non è impossibile che assistano alla fine del mondo.

Alcuni pensatori, invece, ci squadernano davanti agli occhi l’evenienza che – per estrema legittima difesa – il grande, molteplice organismo vivente chiamato Terra stia rispondendo al nostro scellerato attacco, ponendo in atto misure atte a spazzarci definitivamente via dalla sua superficie. Sicché l’ultimo raggio del Novecento, potrebbe segnare anche il postremo tramonto dell’Occidente, e con esso quello dell’intera era geologia, chiamata Antrpocene, improntata allo spietato dominio umano sul mondo.

di Riccardo Tavani

Print Friendly, PDF & Email