Il Marchio di Caino

Proprio oggi la liturgia cattolica con la sua prima lettura ci ricorda che il primo atto tra due fratelli umani è stato un fratricidio.

Ce lo ricorda anche il Vescovo Agostino nel suo capolavoro, il De Civitate Dei, estendendo il discorso alla nascita di Roma, avvenuto notoriamente con l’omicidio di Remo da parte del fratello.

Agostino, con la sua abissale capacità di approfondimento, ne fa un discorso archetipico sulla condizione umana decaduta. Senza l’Amore di Dio, dice il Santo teologo, il cuore umano non può che vivere in questa valle di lacrime facendo strage dei fratelli, in un assetto ego-centrato ove egli con la proiezione e con la violenza cerca di schermarsi dal terrificante destino di dover campare.

Il mondo, in questo nostro tempo, non fa che confermare questa tristissima e attuale consapevolezza. Il Mondo è in guerra, una terza guerra mondiale “a pezzi”, il cui puzzle, tuttavia, si impone sempre più interconnesso e inquietante.

L’Immagine di queste guerre è, ahinoi, sempre più spesso quella cainitica, quella del fratricidio.

Lo è sul suolo martoriato dell’Ucraina, ove continuano a massacrarsi popoli fratelli da secoli;

lo è in Africa, in moltissime delle molte guerre che fanno divampare le fiamme dell’incendio che sta dilaniando il continente nero.

Lo è in Palestina, e da generazioni, ove Israeliani e Palestinesi continuano a inspessire l’odio che li divide, incapaci di trovare un’equa soluzione che ponga fine a un conflitto ormai quasi secolare.

Il Rapporto delle Nazioni Unite curato da Francesca Albanese presentato lo scorso 13 gennaio a Roma parla di una costante violazione dei diritti umani in quella regione, di una efferata “de-palestinizzazione” che sta togliendo al popolo palestinese il più basilare dei diritti, quello di autodeterminarsi.

Sempre il libro della Genesi ci parla, con grande altezza poetica, della morte di Abramo, di cui, nell’orizzonte spirituale sia islamico che ebraico-cristiano, siamo tutti figli e dunque siamo fratelli.

Abramo venne seppellito con sua moglie, Sara, dai suoi due figli, Isacco e Ismaele, i quali, onorando il loro padre, giurarono sul suo sangue che mai, mai e poi mai si sarebbero fatti guerra, eppure lo sappiamo, lo sappiamo bene:

una delle fonti del dominio odierno incontrastato del nichilismo è che gli Uomini hanno tradito le loro promesse.

A me pare, nella modestia del mio punto di vista, che le alternative siano due: riuscire a trovare una cultura nuova, capace di fornire strumenti spirituali per i cuori e simbolici per trascendere i conflitti in una nuova fraternità che unisca gli Uomini, oppure la Fine.

Giacomo Fagiolini