Guerre, crack e migrazioni

Chi ha vinto l’Oscar 2023 quale Miglior Film Internazionale, cioè non di produzione e lingua americana? Lo ha vinto il film prodotto in Germania Niente di nuovo sul fronte occidentale, di Edward Berger, tratto dall’omonimo celebre romanzo, scritto nel 1929 dal veterano tedesco della Prima Guerra Mondiale Erich Maria Remarque. Non era il miglior film tra la cinquina finalista, ma si sa, spesso, niente di nuovo neanche a Hollywood. Ossia, non è certo la prima volta che l’attualità (geo)politica fa premio sulla qualità strettamente cinematografica. E c’è forse persino un monito abbastanza esplicito, insito nel titolo stesso dell’opera insignita di ben quattro statuette (film, fotografia, scenografia, colonna sonora). Anche nell’est europeo, infatti, siamo ormai prossimi a un Niente di nuovo sul fronte – orientale. La guerra russa contro l’Ucraina continua a strisciare sopra la pelle della storia contemporanea, spargendo la sua nauseabonda scia di carogne e sciacalli, senza più nessun vero esito determinante.

Questo conflitto, apre, anzi sventra, però, ogni giorno molti altri fronti: economico-finanziari, ambientali, energetici, migratori. La nuova crisi bancaria americana di questi giorni è causata dall’incremento dei tassi d’interesse dei prestiti e dalla conseguente e concomitante corsa di molte aziende – soprattutto nel ramo hi-tech – a ritirare i propri depositi per far fronte a investimenti e pagamenti. Corsa che ha non solo svuotato, ma mandato sotto le casse di importati istituti come Silvergate Capital, operante nel settore delle criptovalute, Silicon Valley Bank, trainante nel campo delle Startup tecnologiche, e diversi altri di non insignificanti dimensioni regionali. Panico, auto avveramento delle previsioni catastrofiche, assalto agli sportelli anche della massa di medio-piccoli risparmiatori per mettere mano sui loro soldi prima che svaporino del tutto, è quello che la Federal Reserve (Fed), ossia la Banca Centrale Usa, sta cercando di scongiurare con ogni mezzo. Soprattutto con un massiccio primo esborso monetario pari a 23 miliardi di dollari. Senza che questa enormità finanziaria, però, si configuri quale aiuto governativo, altrimenti sarebbe una dichiarazione di fallimento della capitale mondiale del capitalismo stesso, in quanto ricorrente a misure di tipo statalista socialista. Putin, la cui economia avrebbe dovuto essere travolta dalle sanzioni economiche atlantiche, non può che brindare a champagne e vodka, ruttando di gioia per questo micidiale bombardamento bancario auto inflittosi dalla sponda opposta. 

Tutto nell’atmosfera bellica si conforma a essa, ai suoi toni e contorni, rendendo più acute le crisi già in atto, e più micidiali le loro convergenze e simultaneità. Guerra, crack finanziari, climatici, energetici non possono che tradursi in ulteriori, poderosi incrementi della pressione migratoria in ogni zona del mondo. Così che anche questa – come inesorabilmente già si fece con la pandemia – verrà presto paragonata a una guerra, non solo retoricamente, ma in senso vero e proprio. L’attuale governo italiano ci ha tenuto a essere tra i primi – se non addirittura il primo in assoluto ad armare, innescare il bellicismo mediatico. Il disastroso Consiglio dei ministri a Cutro vara un inasprimento verticale delle pene e consegna la dichiarazione di guerra per l’intero globo terracqueo all’esercito scafista. Subito dopo il Ministro della difesa svela il criminale piano militare messo segretamente in atto contro l’Italia dai mercenari russi del battaglione Wagner. Questi, infatti, starebbero scatenando non batterie di testate missilistiche, ma tempeste di stomaci migratori famelici, provenienti dalle zone sotto loro controllo che vanno dal Donbass alla Libia. Prontamente gli hanno fatto eco il Ministro degli esteri e altri autorevoli esponenti di maggioranza. E certamente ora, in Europa e fuori, non mancheranno gli epigoni pronti a seguire il fronte bellico propagandistico aperto da Ah, les italiens! 

Non c’è dunque da nutrire alcuna speranza che l’Europa, l’Occidente arrivino a formulare, prima che un piano operativo, una nuova tavola di valori di giustizia internazionale. Perché è sempre l’ingiusta appropriazione ed espropriazione planetaria da parte dei più prepotenti e ricchi in armi e soldi la vera fonte di guerre, crack e migrazioni. Così che muraglie di mare, paurose onde di violenza, saranno sempre più scagliate contro la notte d’ogni barca, inghiottita sul fondo di un continente, abisso di civiltà perduta, isola senza più giorno.

 Riccardo Tavani

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