Il nuovo ordine mondiale

Nuove dimensioni geopolitiche e un’educazione che tenda alla pace e alla libertà.

Nella mattina di Venerdì 12 maggio si è tenuto presso l’Aula Magna dell’Istituto Universitario Progetto Uomo il seminario dal nome “Il Nuovo Ordine Mondiale”. Dopo i saluti iniziali e un particolare ringraziamento al Comune di Montefiascone e all’Istituto Dalla Chiesa per la partecipazione tra il pubblico di alcune classi dell’ultimo anno, il prof. Massimiliano Nisati ha presentato i relatori e gli argomenti che avrebbero affrontato nell’arco della mattinata. L’evento si è aperto con la proiezione di un video che scorreva immagini che rappresentavano la brutalità della guerra e i suoi effetti distruttivi nelle popolazioni che la subiscono, accompagnato dalla canzone cantata da Joan Baez “Where all the flowers gone” (Dove sono finiti tutti i fiori), un brano antimilitarista scritto negli anni ’50 dal cantautore Pete Seeger.

Il prof. Alessandro Ceci, docente presso l’Istituto Universitario Progetto Uomo, ha svolto un’analisi storica dei rapporti internazionali partendo dalla Guerra dei Trenta anni, la quale sconvolse l’Europa e che si concluse nel 1648 con la Pace di Westfalia, una pace che aveva l’intenzione di solidificare i confini stabiliti dalle potenze europee e nacque da quel giorno il concetto di Stato come lo intendiamo ancora oggi. Il prof Ceci, dopo un excursus storico delle quattro grandi rivoluzioni e degli eventi che hanno segnato la storia e che hanno decretato i criteri di osservazione della società, il criterio della sicurezza a seguito della I Guerra Mondiale, quello dell’equilibrio a seguito della II Guerra Mondiale, chiude il suo intervento lasciando la platea con una domanda, dopo la caduta del muro di Berlino e gli eventi e le guerre più recenti come l’attacco alle Torri Gemelle, la guerra in Afghanistan, in Iraq e quella in corso tra Russia e Ucraina, quale è il nuovo criterio?

Il dott. Michele Sances, PhD presso l’Uninettuno e Assessore al Comune di Montefiascone, ha illustrato gli aspetti peculiari del conflitto che vede coinvolte Russia e Ucraina analizzando in particolare l’elemento cardine del Diritto Internazionale, ovvero la guerra e l’uso della forza, regolamentato dall’art. 2 par. 4 della Carta delle Nazioni Unite. In seguito mostra come il 24 febbraio 2022 il presidente russo Putin, utilizzando il termine “Special Military Operation” implicitamente dichiara l’utilizzo della forza giustificandosi usando come pretesto le violazioni passate degli Stati Occidentali, il concetto di legittima difesa preventiva e l’aiuto che egli ha inviato alle repubbliche Donetsk e Luhansk, fino a due giorni prima del tutto inesistenti e quindi prive di effettiva sovranità e indipendenza, infine accusa l’Occidente di aver effettuato un intervento umanitario non legale dal punto di vista internazionale.

Il prof. Avv. Massimiliano Nisati, partendo dalla filosofia della politica, illustrando i due poli contrapposti di Hobbes e Locke sulla sovranità assoluta e i diritti naturali, è partito ricordando gli eventi più significativi della storia quali la Dichiarazione Universale del 1948, grazie alla quale i diritti umani perdono la loro accezione puramente filosofica ed entrano a pieno titolo nella politica attiva degli stati come asse portante, l’Atto finale di Helsinki del 1973, il quale portò alla creazione di una serie di organizzazioni che monitorano il rispetto e le violazioni dei diritti umani, fino alla politica estera di Jimmy Carter dal 1977 al 1981 per fare poi un passo indietro tornando alla pace di Westfalia per illustrare il nuovo assetto che da quel momento in poi ha preso la politica internazionale. Il punto centrale del discorso volge poi alla leicità o meno degli interventi umanitari, è lecito, come dicono gli scettici, portare avanti un intervento umanitario quando nasconde sempre un interesse secondario? O, come dicono i moralisti, è difficilmente condannabile dal momento che è un atto di natura etica? Oppure, citando i positivisti si può intraprendere solo se ci sono delle precise norme che lo regolamentano? Bisogna tener conto che qualsiasi intervento umanitario, anche se in difesa dei diritti umani, provoca sofferenze ad altri esseri umani, va posto quindi il problema della proporzionalità delle sofferenze, devono essere bilanciate sia quelle di chi sta ricevendo una violazione ma anche quelle di chi riceverà delle lesioni da quell’intervento.

Il dott. Paolo Raffone, esperto di Diritti Umani in America Latina in collegamento da Bruxelles, ha esposto nel suo intervento un’analisi strategica dei sistemi complessi dal momento che il mondo è un sistema complesso nel quale gli attori e gli agenti che lo compongono nel tempo si sono moltiplicati in maniera esponenziale. Il sistema si è smosso, utilizzando le parole del dott. Raffone, a partire dagli anni ’90, ovvero con la fine della guerra fredda, ma già dagli anni ’70 il processo di decolonizzazione aveva portato una serie di gravi problemi nei paesi decolonizzati: le popolazioni si sono ritrovate spezzate in confini geometrici e scelti a tavolini all’interno dei quali non si riconoscevano. La stessa cosa è successo poi nel 1991 non solo a seguito dello scioglimento dell’URSS ma anche dopo la disgregazione della federazione Jugoslava, stavolta le grandi potenze occidentali hanno cercato di dare delle soluzioni più soddisfacenti e dignitose per le popolazioni di questi territori, tuttavia ancora una volta ha prevalso la stabilità del sistema e sono state messe in atto le stesse modalità di venti anni prima per la decolonizzazione. Questi territori si sono quindi ritrovati improvvisamente ad essere definiti “Stati” senza però avere nessuna esperienza in materia di statualità e gestione di governo, con il tentativo di aiutare questi stati a stabilire una gestione più sostenibile e liberal-democratica, a immagine e somiglianza dell’Occidente, in realtà si sono instaurate oligarchie locali a volte addirittura sostenute da paesi terzi che governano con l’uso della forza interna territori e popolazioni. Conclude affermando che oggi la situazione è cambiata, non solo il numero degli stati si è moltiplicato ma anche quello della popolazione mondiale infine, ma non per importanza, l’avvento del cyberspace, che per definizione non ha confini, ha reso la situazione odierna ancora più complessa.

L’ultimo intervento è stato quello dell’Ambasciatore e Delegato per l’Italia per le organizzazioni internazionali dott. Fabrizio Lobasso. Il concetto di diplomazia interculturale, ha commentato Lobasso, si è sempre tenuto distante dal concetto di persona e di essere umano, oggi invece si è finalmente arrivati alla consapevolezza che le relazioni internazionali cambiano a seconda del costrutto sociale di un preciso momento storico di uno stato, per cui l’essere umano prende quella centralità che gli spetta in tutta la sua complessità. È un processo che non funziona più solo in una dinamica “top-down” ma anche “bottom-up” concentrandosi anche sui fenomeni sociali, la società civile dei gruppi ma soprattutto sul fulcro che unisce tutti gli esseri umani, ovvero i valori. I valori finalmente vengono riconosciuti come universalmente uguali declinabili poi a seconda della cultura di riferimento. Bisogna quindi fare una riflessione che non sia ipocrita ma bensì serena sull’esistenza di un relativismo con una pulsione che lo porta all’universalismo in una dimensione etica, il dialogo in questo caso deve permettere all’essere umano di perdere qualcosa nella prospettiva di guadagnare qualcosa di più grande. Dentro ognuno di noi deve partire un processo che aiuti a sviluppare delle competenze trasversali e interculturali che sono alla base delle relazioni internazionali.

Fabrizio Lobasso ha concluso infine con una breve ma precisa analisi della situazione in Sudan, un conflitto oggi fortemente valoriale, dal momento che anche lil potere, in tutte le sue declinazioni, è un valore.

Infine, brevemente il prof. Ceci ha illustrato il lavoro che viene svolto dagli ospiti presenti dell’Agenzia Investigativa per la Sicurezza delle Informazioni, si occupano perciò di sicurezza e organizzazione criminale e studiano come la geopolitica e gli studi geostrategici vanno ad impattare le dinamiche di criminalità organizzata internazionale come ad esempio il traffico di droga.

Il seminario, dopo le domande dal pubblico sia da parte degli studenti che dei docenti, si è concluso con un’esibizione canora di Davide Pezzato, studente dell’Istituto Universitario Progetto Uomo e musicista di Montefiascone. Imagine di John Lennon è stata la perfetta conclusione di questa mattinata di riflessione non solo sulla geopolitica e sui conflitti internazionali ma sulle relazioni che stanno alla base delle politiche internazionali volte alla costruzione di pace, gli educatori, come ha detto una delle studentesse in un intervento dal pubblico, sono anche loro un po’ dei diplomatici, non si ritrovano a mediare conflitti internazionali, ma tutti i giorni nella quotidianità mediano conflitti interpersonali e interiori che vanno a toccare le persone e i valori. È necessario quindi educare alla pace in un senso più ampio, sviluppando un’educazione che tenda alla libertà.

Elisabetta Ruina

 

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