Il teatro italiano è teatro

Non è facile fare teatro oggi. Non è facile scrivere, in italiano, drammaturgie che facciano applaudire il pubblico. Non è facile trovare attori capaci di interpretare personaggi attuali senza retorica. No, fare teatro italiano, oggi, non è facile. Ma diventa facile se hai un testo eccellente, una regista eccellente e attrici e attori eccellenti. Sono loro, le eccellenze che con un colpo di magia trasformano il teatro italiano, in teatro.

Lunedì 15 gennaio, al teatro Parioli di Roma, diretto da Piero Maccarinelli, è andato in scena il primo dei quattro spettacoli della rassegna “Lingua madre, il teatro italiano non fa schifo; drammaturgia italiana a confronto tra commedia e dramma”.

Un rassegna che mette al centro la fruizione popolare di un testo, in grado di rimuovere gli ostacoli per rendere fruibile e popolare la scrittura scenica contemporanea italiana.

Sul palcoscenico “Terzo tempo” scritto da Lidia Ravera,  per la regia di Emanuela Giordano, ma anche interprete principale nelle vesti di Costanza. Enzo Decaro nei panni di Dom. Francesco Brandi il figlio Matteo e Maria Ciara Augenti nei panni di Chelsee.

Un poker d’assi, insieme appassionatamente, si ri-prendono la scena con un gioco di rimandi dialogati senza tralasciare nulla al caso.

Gli spettatori affascinati da tanta semplicità, minimale anche nella messa in scena, un palco vuoto, scarno, con solo quattro leggii e pareti nere. Ma le battute condite da tonalità garbatamente armoniose rendono un servizio perfetto alle parole. In risalto la forza della terza età, un terzo tempo mai finito perché mai iniziato, ma consapevole della utopia che si porta dentro dal ’68 in poi. Una terza età che non cede alla contemporaneità del consumismo sfrenato, della società del profitto, della avidità onnivora, della mancanza di sogni. Una terza età che rilancia, la sua utopia, nel centro della quotidianità altrimenti logora e anaffettiva. Il sogno della comune altro non è che la forza mai sopita della fratellanza che ci permette di esistere e meravigliarci ogni giorno del sole che sorge o tramonta. Molto differente l’apatia delle generazioni dei figli, senza sogni, senza utopie, senza speranza di esprimere un sentimento che faccia entrare il cuore in fibrillazione.

Gli spettatori, ascoltano, affascinati dalla semplicità dei dialoghi, dalla umiltà dei gesti quasi impercettibili, dalla mancanza di sonorità e dalla forza interiore, che ognuna nella sua parte, sprigiona.  La terza età non è perdente e non è ingombrante. La terza età è l’età del riscatto che realizza l’utopia mai abbandonata dalla generazione dei “boomers”.

Quando tutto sembra perso, Costanza-Emanuela e Dom-Enzo Decaro, con un bacio, ci fanno scoprire l’intensità di un momento che è tutta la nostra vita, giorno dopo giorno: il terzo tempo. Il terzo tempo che rende la vita meravigliosa di essere vissuta in ogni momento, con amore.      

Claudio Caldarelli

Print Friendly, PDF & Email