Della normalità e delle sue devianze.

Il dizionario Treccani alla voce normalità recita testualmente:

“s. f. [der. di normale]. – 1. Carattere, condizione di ciò che è o si ritiene normale, cioè regolare e consueto, non eccezionale o casuale o patologico, con riferimento sia al modo di vivere, di agire, o allo stato di salute fisica o psichica, di un individuo, sia a manifestazioni e avvenimenti del mondo fisico, sia a situazioni (politiche, sociali, ecc.) più generali…”

E’ del tutto evidente che, su tali basi, il concetto di normalità è strettamente vincolato alle abitudini individuali del singolo o, collettive, di un gruppo di persone. Tali abitudini condizionano il proprio criterio di normalità e, proprio per questo, ciò che risulta normale per uno, può non esserlo per l’altro. 

Detto questo, considerando che l’interesse di questo articolo non è dare un valore filologico alle parole, dobbiamo ritenere che l’appellarsi ad una presunta normalità costituisce, per molti e spesso, se non convinzione, giustificazione o alibi di fronte ad una indignazione collettiva.

E l’indignazione suscitata dalle dichiarazioni del Sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, è ampiamente giustificata dall’espressione di un contenuto che, nel 2024, in un contesto sociale, si spera, evoluto e comunque sensibile a cercare mezzi e strumenti utili ad arginare la quotidiana e dilagante violenza fisica e morale ai danni delle donne,  costituisce l’antitesi della normalità.

Un intervento con espressioni quale “culo” e  “me la trombo” in una Sede Istituzionale quale è un Consiglio Comunale, non è normale.

Un intervento reazionario che trasmette l’immagine di una donna oggetto di attenzioni scatenate da misure e forme fisiche,  non è normale.

Un intervento nel quale si vuole introdurre il concetto per cui l’uomo che rispetta, che non guarda il culo alle donne e che non provi a trombarsele non sia normale, non è normale. 

E che non sia normale tutto ciò lo riconosce lo stesso Sindaco quando, a fine intervento, chiosa:

“Ora, offendetevi quanto c…o volete, ma questa è la mia idea”.

Sig. Sindaco, dice bene: questa è la sua idea, per nostra (s)fortuna, e di fronte a questa idea tutto il mondo civile, riprendendo le sue parole si potrebbe dire tutte le persone sane di mente, si sta impegnando affinché certi cliché retrogradi possano essere superati.

Perchè vede, sig. Sindaco, di fronte ad una donna, prima di abbassare gli occhi, non per la vergogna, ma per misurare il peso dei suoi fianchi, c’è lo sguardo da osservare. C’è la voce da ascoltare, c’è quello che pensa da sentire, le scelte che compie da rispettare. E lei, Sig. Sindaco, si risenta, si offenda, si arrocchi pure nel solito “sono stato equivocato” tanto in voga in chi non ha il coraggio di chiedere scusa, o se ne freghi, come peraltro fa a fine discorso, ma c’è di vero che l’unica cosa  normale in questa storia, è il dissenso che le è stato manifestato.

Lucia Salfa

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