C’era una volta l’Italia…

SaraAl centro del dibattito politico e finanziario, sia italiano che europeo, ormai non cessano di avere una posizione centrale le banche.

All’indomani del Brexit, il nostro governo ha ottenuto uno sblocco di una maxi-garanzia sulle liquidità e non ha perso tempo per dichiarare che la crisi bancaria interna, dovrà essere fronteggiata con un intervento statale da 40 miliardi di euro.

Eppure Renzi continua a ripetere che i risparmiatori verranno tutelati, dispensando rassicurazioni sia sul fronte titoli finanziari, che su quello degli istituti bancari stessi. Rivendicando le misure prese dall’amministrazione, per accelerare il recupero crediti e le iniziative private e di mercato.

Il richiamo implicito è alla nascita del fondo Atlante, ma non ci sono prospettive di smobilizzo, come non c’è la certezza di un piano risolutivo.

Eppure questo doveva essere l’anno della ripresa, quello in cui avremmo potuto scrollarci di dosso gli anni più bui della crisi economica. Però?

Le famiglie continuano a fare tagli sulle spese di prima necessità e a perdere potere d’acquisto, le piccole realtà imprenditoriali seguitano a chiudere o ad arrancare per poter sopravvivere alla fine del mese e la risalita e il risanamento, sembrano attualmente delle mete lontanissime. Non interessa a nessuno?

L’economia deve risalire e può farlo solo con un potenziamento ulteriore dei sistemi di credito e finanziamento. Può farlo solo attraverso politiche fiscali sostenibili ed eque, le quali siano orientate al ceto medio e abbiano misure apposite.

Bisogna mirare all’internazionalizzazione e alla predisposizione verso nuovi mercati. C’è la necessità di un “made in Italy” che torni a differenziarsi per qualità e prestigio, spalleggiato da più contributi regionali e meno barriere inspiegabili.

Dovremmo ricordarci da dove siamo partiti e chi eravamo. Dovremmo farlo partendo da uno spirito riformatorio e un percorso più spianato, che abbia meno ostacoli a intralcio e meno tutele a senso unico.

Dovremmo. Dovrebbero.

di Sara Di Paolo

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