I silenzi e le parole della politica suonano come una condanna per il pianeta Terra

Finalmente, questo settembre caldo e afoso sta finendo, dopo un’estate ricca di incendi devastanti e temperature record: 51,3°C in Algeria, 41,1°C in Giappone, 32°C in Scandinavia. Il nostro pianeta continua a scaldarsi, i ghiacci polari a sciogliersi.
Ormai nessuno più lo nega (ci ha provato Trump, poi ha smesso: qualcuno deve avergli detto che faceva la figura dello stupido).
Persino il Papa, che dovrebbe occuparsi di religione, parlando all’assemblea dell’ONU (era il 2015 e da allora nulla è cambiato) ha indicato come obiettivo primario dei popoli la salvaguardia dell’ambiente, considerando l’attuale trasformazione climatica come la più grave minaccia incombente sull’intera umanità. Infatti, il danno ambientale che la nostra civiltà da anni produce, non minaccia il pianeta: questo comunque sopravviverà, trasformandosi, come sempre la natura sa fare.
Minaccia soltanto noi.
Il nostro benessere sarà il primo a declinare; poi declinerà la nostra civiltà, mentre i mari ricopriranno tutte le città costiere (Venezia sarà solo un ricordo) e la desertificazione le nostre campagne. In qualche modo, sicuramente, una parte di umanità sopravviverà anche a questo, non sappiamo a che prezzo.
Non è questo il nostro problema più importante?
Avrei detto di sì, ma evidentemente mi sbaglio. Se no, come sarebbe possibile che la politica – non solo quella italiana – se ne occupi così poco? Ed anzi, non lo tenga in cima a tutte le priorità?
E’ questo il più eclatante dei silenzi della politica, che continua ad usare un codice linguistico tutto suo. Per esempio, se tace su un argomento, non vuol dire che questo sia trascurabile. Vuol dire: me ne frego. Ed in questo, il linguaggio politico è proprio sincero: del futuro dell’umanità, alla politica, non gliene può fregare di meno.
Eppure ci sono tanti provvedimenti da prendere, strategie da adottare.
C’è, per cominciare, il problema delle piogge, che da anni hanno assunto carattere “tropicale” e causano allagamenti, frane e inondazioni in tutta l’Europa, con un costo in vite umane e danni materiali.
Tra il 2000 e il 2012 le inondazioni hanno provocato all’Unione Europea una perdita media annua di circa 4,9 miliardi di euro; nel 2013 le alluvioni hanno comportato danni stimabili in 12 miliardi di euro; e si prevede per il 2050 un costo annuo di 23 miliardi/anno. Per tacere delle vite umane.
Non sono bruscolini, e una quota non trascurabile tocca proprio a noi italiani.
Alcuni Paesi europei si stanno attrezzando: hanno progettato e, in parte, costruito sistemi che difendono le città e il territorio dai nuovi fenomeni alluvionali: piazze acquatiche, canalizzazioni, sistemi-spugna, de-cementificazione degli argini per consentire una naturale (e non dannosa) espansione dei fiumi. Si tratta di investimenti importanti con un interessante ritorno economico ed occupazionale, a livello di ricerca, progettazione, realizzazione e manodopera.
Ho cercato nel contratto di governo qualcosa di simile, ma ho trovato un vuoto molto significativo: non gliene frega niente.
Così pure sul problema più ampio delle politiche contro il surriscaldamento planetario: si trovano, sì, le solite affermazioni generiche, quelle che ci hanno portato al punto in cui siamo. Ma un vero progetto? qualche cifra? soprattutto, qualche idea? Zero carbonella: non gliene frega niente.
Accanto a questi – così eloquenti – silenzi, ci sono poi le parole del “politichese”, dal significato spesso ambivalente: nel senso che servono più a camuffare le bugie che non a dire una cosa vera.
Per esempio, nel contratto di governo, si fa un gran parlare di lotta alla corruzione, codice etico, sicurezza. Ma anche queste parole devono essere decodificate.
Uno dei primi atti del governo è stato il decreto legislativo n° 36 del 10 aprile 2018. Tanta fretta per stabilire che il reato di appropriazione indebita può essere perseguito soltanto su querela di parte. Non è stato fatto, come si potrebbe pensare, per favorire la mafia. Prché la mafia spesso quel reato lo commette, ma raramente è fatta oggetto di querela di parte: non tutti sono disposti a rischiare la vita.
Alla faccia della sicurezza.
A dire il vero, il decreto è pieno di norme che – di fatto – praticamente depenalizzano comportamenti piuttosto gravi, perché è quasi impossibile che possa esserci una querela di parte: una vera licenza al sopruso, da parte di questo governo. In particolare se commessi da pubblici ufficiali: andate a leggerlo, se non mi credete (G.U. del 24 aprile 2018).
Di un così rapido provvedimento, a dire il vero, nessuno sentiva la necessità, apparentemente. Tranne uno o, per meglio dire, un gruppo di persone, che si chiamano Bossi e Lega. Ma anche Di Maio e M5S, visto che anche loro lo hanno celermente approvato. La storia risale all’annosa questione dei 49 milioni che la Lega avrebbe incassato illecitamente come “rimborsi elettorali”. Perché, a corollario di quest’accusa c’è n’è un’altra, cioè che Bossi avrebbe usato parte di quei soldi a fini del tutto personali e non di partito, realizzando quindi un’appropriazione indebita. Prima il reato era perseguibile d’ufficio, ma ora? Ora, per procedere, serve che la Lega sporga querela. Ovviamente non l’ha fatto, come non si è costituita parte civile nel processo, pur se danneggiata economicamente, oltre che moralmente, dall’allora segretario di partito. Quindi, quando concordemente Salvini e Di Maio dicono che la vicenda dei 49 milioni è un fatto vecchio, di una passata gestione del partito, ci stanno mentendo: sono fatti che si perpetuano nella protezione degli imputati e addirittura nell’usare il potere legislativo, che ingenuamente gli abbiamo delegato, per perseguire interessi non solo personali, ma anche poco puliti. Se, con la necessaria prudenza garantista, potevamo avere dei dubbi sulla colpevolezza degli imputati (in fondo, siamo soltanto al primo grado di giudizio) questo decreto sembra fatto apposta per toglierceli tutti.
Comunque, torniamo al vocabolario politichese.
Quando si dice “urgente” vuol dire: me lo consiglia l’avvocato.
Quando si dice “lotta alla disonestà e alla corruzione”, si sottintende: quella degli altri.

di  Cesare Pirozzi

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