Più armi, più guerra, più vittime

La terza guerra mondiale c’è già da tempo. I teatri di guerra nel mondo sono tantissimi. In ogni continente si combatte per cause “mani giuste”. Sono guerre di potere. Sono guerre di conquista. Sono guerre scatenate dalle multinazionali per il controllo delle materie prime. Sono guerre religiose, ma di religioso non hanno nulla. Sono guerre che uccidono bambini innocenti, donne innocenti, anziani innocenti. Sono guerre. E la guerra uccide. Sono guerre fratricide come le chiama Papa Francesco, che denuncia da anni questa terza guerra mondiale non dichiarata, ma combattuta, in ogni parte del mondo. Spesso le armi sono italiane. Spesso le bombe antiuomo sono italiane. Spesso la logistica è italiana. Il Papa sono anni che denuncia lo scandalo della vendita delle armi e invoca il disarmo. Facendo esempi che possono sembrare banali, ma banali non sono: pane al posto delle armi. Ospedali al posto delle armi. Scuole al posto delle armi.

Ma il mondo, cioè i governanti del mondo, preferiscono costruire e vendere armi. C’è più guadagno. C’è più profitto. La vita degli innocenti che muoiono sotto le bombe sono un “danno collaterale”. Più armi significa più guerra, che a sua volta significa più vittime innocenti. Questo è il baratro in cui ci siamo cacciati.

Sono anni che raccontiamo le guerre. Abbiamo visto i civili straziati sotto le bombe, abbiamo sostenuto Gino Strada ed Emergency in ogni parte del mondo, anche quando gli americani gli bombardavano gli ospedali. Per questo siamo contro ogni guerra e per il disarmo.

In questo vediamo una sequenza temporale unica insieme all’elenco criminale delle stragi sanguinose in corso in questi giorni in Ucraina ad opera dei bombardamenti russi a Mariupol, Irpin, Kharkiv, anche la memoria testimoniata dei tanti “effetti collaterali” dei bombardamenti della NATO nel 1999 sull’ex Jugoslavia, Surdulica e Grdelica, strage di bambini la prima e di viaggiatori di un treno la seconda, quelle delle vittime civili dell’ospedale afghano di Medici Senza Frontiere a Kunduz, colpito dai raid della NATO nell’ottobre 2015.

“Proprio sotto l’effetto della tragedia delle donne e dei bambini dell’ospedale di Mariupol bersaglio delle bombe di Putin, mi interrogo rispetto alla scelta scellerata dell’Europa che, ringraziando Putin, riarma e su questo ricompatta sotto l’egida della Germania che assegna 100 miliardi di spese militari alla Bundeswehr, una svolta preoccupante all’indietro di 360 gradi della Storia europea, e poi decide, Italia compresa, di inviare armi in sostegno di Kiev…” scrive Tommaso Di Francesco su il manifesto del 11/3/’22.

La domanda semplice è, ma così si pensa di fermare la guerra in Ucraina? C’è ne sono forse poche di armi in Ucraina? Oppure è vero il contrario che, nei tre mesi dell’ ammassamento di truppe russe alla frontiera, ogni paese occidentale, in primis la Gran Bretagna, ha inviato tonnellate di armi e istruttori a quel paese. In questo contesto, la tragica verità è che più armi servono solo ad allargare il conflitto invece di ridurlo. Il paese che invia armi diventa cobelligerante agli occhi del nemico e cosa ancora peggiore, servono a rendere questa guerra endemica, un Afghanistan nel cuore d’Europa, un altro Afghanistan dove l’invio di armi è servito a cacciare i sovietici nel 1989, poi l’invio di armi ha sostenuto i mujaheddin, poi ha aiutato i talebani, ai quali abbiamo fatto guerra con una occupazione militare di 20 anni per restituire il potere nelle mani dei nemici. Riempendo di strumenti di morte gli arsenali dell’integralismo islamico, come in Siria.

“E se siamo impegnati nell’accoglienza dei profughi e perché i civili possano fuggire con i corridoi umanitari, che cosa produrrà nei confronti degli stessi civili in fuga, l’esistenza parallela di “corridoi per le armi” che diventeranno obiettivi militari da colpire? Tanto per essere chiari: le armi italiane e di altri Paesi saranno allocate, se già non lo sono, in Polonia e poi ci saranno i “corridoi” per andare a prenderli e consegnarli a quali paramilitari? Saranno o no occasione di nuove battaglie in un territorio che a quel punto non sarà solo l’Ucraina? Inviamo armi per la resistenza degli ucraini, ma quali? Perché l’arma più efficace sarebbe quella aerea, nelle due opzioni: no-fly zone, corridoi aerei di interdizione ai jet nemici, quelli russi, e invio di caccia militari sempre alla Polonia da inviare (come?) in Germania e poi in Ucraina…” Così, con l’invio delle armi si allarga solo il fronte di guerra. Aumentano le vittime innocenti straziate sotto le bombe e la guerra avanza sempre più nel cuore dell’Europa. Zelensky, lo chiede, chiede le no-fly zone, gli aerei e i corridoi per le armi, ma è la stessa Casa Bianca a dire no, spiegando che la decisione porterebbe ad un confronto militare con la Russia. C’è solo una cosa da fare, una sola soluzione negoziata del conflitto in corso, con un ruolo della Unione Europea non appiattita sulla NATO. Solo così si ferma la guerra. Invece no!!! Perché si stanno inviando nuove armi, vere, non simboliche, inviate per costruire il martirio altrui che ci salvi dai sensi di colpa, di responsabilità e colpevole ignoranza di questa guerra che dura ormai da 8 lunghi anni, di guerra civile, dalla Crimea al Dombass. Allargheranno la guerra al punto che “non sarà più possibile nessun compromesso” scrive sul New York Times, Thomas Friedman.

C’è davanti ai nostri occhi, lo spettro della terza guerra mondiale, tutta insieme, non più a pezzi come da sempre denuncia, inascoltato, Papa Francesco. Questa va impedita, non è un ricatto, ma il baratro nel quale ci siamo cacciati. Ma dire queste verità, è pacifismo cinico, ci dicono. Rispettiamo tutti, ma attenzione a non indossare L’elmetto invece di comprendere la tragedia che stiamo vivendo. L’Europa deve fare la sua parte, che è la parte più importante, perché la guerra è nel nostro cortile e il fragore delle bombe, le urla dai feriti, arriva nelle nostre orecchie. E poi basta con il doppio standard: perché allora gli Stati occidentali non inviano armi anche ai palestinesi, ai kurdi, agli yemeniti, popoli abbandonati come paria. Forse perché è proprio l’Occidente ad essere l’aggressione o a sostenere gli aggressori.

Ogni volta che si inviano armi si alimenta la guerra. Ma ci vogliono far credere che si inviano armi per fermare la guerra. Una grande bugia che maschera l’incapacità di operare per la Pace vera. Per chiudere questo lungo articolo, volgiamo pensare a cosa farebbe Gino Strada, un uomo che ha dato la vita per la Pace, contro ogni guerra, e non sul divano di casa, ma lì dove le bombe uccidevano, straziavano, amputavano. Gino, invierebbe ospedali da campo, aiuti sanitari e umanitari, riso e farina. Non chiederebbe all’Italia di inviare armi, mitra, sistemi anticarro. Gino chiederebbe il pane e le garze.

di Carlo Faloci e Claudio Caldarelli

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