La rivincita degli ultimi

Il risultato elettorale è la rivincita degli ultimi. Per la prima volta, il partito del non voto, gli ultimi sono primi. Primi nel non votare chi non li rappresenta, che sono quelli di destra ma anche quelli di “nonsinistra”. Se cerchiamo di interpretare il risultato elettorale, ci accorgiamo che i cittadini, cioè donne, uomini e giovani, non sono andati a votare per coloro che non rappresentano le loro necessità e i loro bisogni. Il parlare fine a se stesso, il dire ma non fare, il non agire o non prendere mai una posizione, viene interpretato, giustamente, come una incapacità politica di rappresentare.

Così ci troviamo all’inizio di una nuova era. Un nuovo tempo, in cui il non voto, esprime radicalmente bisogni e necessità. Bisogni sociali e necessità sociali. Elementi reali per una vita dignitosa reale. Il non voto, rivendica una rappresentanza diversa dalla destra governativa, ma anche diversa dalla pseudo sinistra del Pd che non è più sinistra, ma un partito neoliberista gestito da gruppi di potere lontani dalle necessità sociali.

Il non voto, chiede e rivendica il sogno e l’utopia, cioè la scuola pubblica, la sanità pubblica, il lavoro sicuro, si il lavoro sicuro, quello del posto fisso rivendicato solo da Checco Zalone. L’utopia delle certezze che permettono di acquistare una casa e pagare il mutuo. Di mandare i figli a scuola in una scuola pubblica che funziona. Di andare al pronto soccorso ed essere curati, senza dover stare in fila, su una barella, per ore e ore. Il partito del non voto chiede che nessuno muoia più sul lavoro. Eppure, nel 2022, anno in cui il ministro del lavoro era Orlando, della sinistra Pd, sono morti sul lavoro più di 1200 lavoratori. Eppure nel 2022, anno in cui il ministro della sanità era Speranza, della sinistra del Pd, le file nei pronto soccorso erano e sono di ore e ore, gli infermieri sono precari, dipendenti sottopagati delle cooperative. Eppure, nel 2022, anno in cui al governo con Draghi c’era il Pd, sono stati rinnovati gli accordi con la Libia che prevedono di rinchiudere nei campi (lager) nel deserto migliaia di donne e bambini campi dove c’è violenza fisica e psicologica. Dove le donne vengono umiliate e stuprate.

Forse, il partito del non voto vuole porre fine a tutto questo schifo. Forse il partito del non voto vuole una riforma fiscale che recuperi i 120 miliardi di evasione annua certificata dalla finanza. Forse, dico forse perché i partiti di destra al governo attuale non faranno queste riforme, come non le hanno fatte i partiti cosiddetti di sinistra al governo negli anni precedenti.

Il risultato del non voto è la prova che nessuno rappresenta più nessuno se non se stessi per questo è necessario ripartire dalla vanga, iniziare a dissodare per poi seminare utopia e sogni. Sogni sociali di scuole e ospedali che funzionano per la povera gente. Sogni di lavori a posto fisso, che dia serenità senza sentisi precari a vita. Sogni di andare a lavorare e tornare a casa senza morire cadendo da una impalcatura. Sogni. Si sogni di arrivare a fine mese con la pensione senza la paura di non farcela a fare la spesa. Sogni di non andare più a rovistare nei cassonetti etra gli scarti del mercato rionale. Sogni. Si sognare che quest’anno nessun senza fissa dimora muoia di freddo tra i cartoni di una stazione ferroviaria o sotto un ponte.

Utopie e sogni. Sognare che pagare 20 mila euro al minuto un comico  è una vergogna. Sognare che tutto questo possa divertire realtà per trasforma re il partito del non voto in partito del voto del l’utopia sognata che si realizza con l’agire sociale di tutte e tutti coloro che ancora sognano.

Claudio Caldarelli

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