L’uccisione del brigadiere Vincenzo Russo

Patrizia

Il 6 aprile del 1979 a un poliziotto, in questo caso un brigadiere della polizia postale di nome Vincenzo Russo, quarant’anni, fu comandato di fare da scorta ad un trasporto valori, su treno postale, con un collega, la Guarda Antonino Mustazza, di soli ventinove anni di età.
Si sarebbe dovuto trattare di un lavoro ordinario, quotidiano. Al termine del quale i due sarebbero dovuti rientrare serenamente a casa.

Quel giorno, però, le cose andarono diversamente. Mentre i due facevano da scorta al sacco postale, contenente un miliardo di lire, dirigendosi verso il treno che avrebbe dovuto portare quel piccolo “tesoro” a Sant’Agata di Militello, quattro uomini armati, scesi dal treno, corsero rapidamente verso di loro. Il primo a cadere sotto il fuoco fu Vincenzo Russo, ucciso con un colpo alla nuca, mentre Antonino Mustazza, colpito di striscio ad un braccio, si sottrasse alla morte, trovando rifugio e iniziando un conflitto a fuoco con i malviventi. In loro soccorso un altro dipendente della Polfer che, sentendo gli spari, si era subito precipitato armi in pugno, verso il luogo dello scontro.
A causa delIa sparatoria i quattro banditi fuggirono, sottraendosi alla cattura.
Il ferito, la Guardia Antonino Mustazza, sopravvisse.

Vincenzo Russo, invece, non scampò alla morte, ucciso con determinazione da quei quattro delinquenti, per la conquista di quel tesoro in lire.
A causa della parte ignobile e maledetta del mondo la bambina di Vincenzo Russo è cresciuta senza suo padre e una donna è rimasta senza l’uomo che, allora, aveva scelto come compagno di vita.

di Patrizia Vindigni