Nino Di Matteo eletto al CSM

Il pm antimafia che Totò Riina voleva far saltare, fargli fare la fine del tonno, il magistrato che più di altri ha indagato sulla trattativa Stato-mafia, Nino Di Matteo è stato eletto al CSM, l’organo di autogoverno della magistratura. Il giudice più scortato e minacciato d’Italia è arrivato secondo nella votazione per conquistare un seggio da consigliere togato. Ha preso 1184 voti, eletto nelle liste di Piercamillo Davigo, Autonomia e Indipendenza, porta il gruppo, ad essere il primo a palazzo dei Marescialli, la sede del CSM. Un voto che non sconfigge le correnti, anzi, il risultato premia Antonio D’Amato, con 1460 voti il consigliere di Magistratura Indipendente, è il più votato. Un risultato che non penalizza la corrente coinvolta nella inchiesta di corruzione di Perugia, per il mercato delle nomine, che ha costretto cinque togati su sedici alle dimissioni. Tre di Magistratura Indipendente, la corrente di D’Amato e due di Unicost, la corrente di Palamara. I giudici hanno votato il candidato di Magistratura Indipendente, il gruppo più coinvolto nella inchiesta. È un fatto, certificato dai numeri del voto. Ma ora, con l’ingresso di Di Matteo, il gruppo davighiano è il più numeroso, può dare una spinta al superamento del correntismo come strumento di garanzia di carriere o nomine. Nel CSM ci saranno equilibri diversi, che dovranno tener conto della realtà dei territori e dell’impegno dei giudici nelle grandi questioni che vanno dalla lotta alla mafia alla corruzione economica, politica e finanziaria.

di Claudio Caldarelli

 

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