Le api, un patrimonio da tutelare

Povera terra nostra! Cammino lentamente, un caldo estivo continua a riscaldare le giornate di settembre. Il cielo ha mutato il suo colore in un azzurro più profondo, che contrasta con il bianco delle nuvole. Sembrerebbe tutto perfetto ma, anche in questo momento, continuiamo a modificare il pianeta, con la nostra plastica, con un uso sconsiderato dei fossili, bruciando foreste per guadagnare soldi da un’agricoltura chimica e insana, nascondendo rifiuti sottoterra.
Stiamo distruggendo zone intere, rendendo impossibile la vita agli animali, che perdono i loro rifugi, facendo morire le api con i nostri indifendibili veleni. Veleno nell’aria, veleno nell’acqua, veleno nei campi … siamo dei distruttori che hanno perso il contatto profondo con la parte istintiva e naturale, quella che rendeva il pianeta un paradiso. E tutto questo accade per guadagni facili e immediati, per produzioni maggiori e sicure di cibo.

Quanto accade alle api è spia, sintomo di questo immenso malessere che coinvolge, ovviamente, tutto l’ambiente. Di api ne muoiono in continuazione per l’uso sconsiderato di veleni. E con loro moriamo lentamente anche noi. Loro sono le impollinatrici, quelle che permettono la conservazione e la riproduzione di ogni pianta. E noi con pesticidi che ne influenzano la vita, il volo, conduciamo una strana azione suicida che coinvolge tutti gli insetti che sono necessari per la nostra sopravvivenza.
La difficoltà di sopravvivenza delle api non è determinata solo dai veleni, che ne sono sicuramente una causa diretta, ma, su di essa, influiscono anche i cambiamenti climatici, la siccità, la pioggia torrenziale, la scelta delle monocolture. Queste ultime non aiutano perché le api tendono a non proliferare su terreni con coltura unica, per cui si crea un ulteriore limite alla loro possibilità di sopravvivenza.

La moria di api si è resa evidente nel mondo in tutti quei paesi che fanno uso abbondante di pesticidi per avere maggiori rese dalle proprie coltivazioni. Intere colonie hanno visto ridurre la percentuale di api presenti, interi alveari d’improvviso restano vuoti. Gli apicoltori hanno lanciato l’allarme già da qualche anno, ma la sensazione è che non sia ancora scattata la soglia di comprensione della gravità del fenomeno.

Se negli USA si è ridotta, in questi anni, di quasi il 50% la popolazione delle api e, in Europa la soglia ha toccato circa il 25%, in Cina intere zone sono state colpite dalla loro mancanza, al punto che, per poter permettere alle colture di dare i loro frutti, si è ricorso a forme di impollinazione manuale da parte dell’uomo. Gli uomini ape, con delle bacchette, hanno svolto, con risultati inferiori e costi elevati, un lavoro che madre Natura ha affidato agli insetti. Le api restano, però, insostituibili in quanto svolgono, in un giorno, un lavoro immenso, che è risultato inimitabile da parte dell’essere umano.

La proibizione dell’uso di alcuni pesticidi, la riduzione, fino all’eliminazione, dell’inquinamento ambientale, potrebbero essere d’aiuto nel lungo termine per un ripopolamento del mondo degli insetti ma lo è anche ogni comportamento virtuoso, adottato da ognuno di noi, nella propria vita, e da ogni agricoltore nelle coltivazioni, che potrà costituire la svolta verso un mondo migliore, in cui la funzione naturale di ogni essere vivente, insetti compresi, possa essere piena.

di Patrizia Vindigni